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Caso Juan Jesus, Acerbi non cambia idea e negherà tutto anche davanti alla Procura

Il difensore sarà ascoltato da Chiné: il verdetto previsto la prossima settimana. Nessun compagno di squadra è stato convocato. Intanto Juan Jesus ha conferma tutto davanti a Chiné

Questa mattina, alla Pinetina, Acerbi racconterà la sua verità. Lo farà in collegamento con il Procuratore Federale Chinè, che invierà un suo rappresentante nel centro sportivo nerazzurro. E, al fianco del difensore, ci sarà l’avvocato Capellini, legale del club. Confermato inoltre, come già emerso mercoledì, che nessun altro giocatore interista è stato convocato. L’intera vicenda, dunque, si avvia alla conclusione, visto che già la prossima settimana, dopo aver ricevuto il supplemento d’indagine richiesto a Chiné, il Giudice Sportivo Mastandrea emetterà il suo verdetto. Come ormai noto, se Acerbi verrà riconosciuto colpevole di aver rivolto un insulto razzista a Juan Jesus, andrà incontro ad una squalifica pesante, che parte da un minimo di 10 giornate. A quel punto, nessuna ulteriore conseguenza, in merito al suo futuro, potrà essere esclusa.

La versione di Acerbi non è cambiata

Ad ogni modo, Acerbi continua a respingere ogni accusa. La sua posizione non è cambiata dal colloquio iniziale con l’Inter, avvenuto già lunedì, dalle spiegazioni date a Spalletti, e quindi dalle dichiarazioni - considerate inopportune da viale Liberazione - rese davanti ai giornalisti una volta rientrato a Milano, dopo essere stato “liberato” dalla Nazionale. Anche martedì, Marotta e Capellini si sono sentiti ripetere lo stesso racconto in un primo confronto diretto con il difensore. E nemmeno ieri, con il legale nerazzurro presente alla Pinetina, ci sono stati correzioni nella sua versione. Insomma, davanti a Chinè, Acerbi negherà ogni addebito. Intanto, ieri, ha provato per quanto possibile a calarsi nella normalità. Nel senso che era prevista la ripresa degli allenamenti ad Appiano Gentile e ha lavorato assieme ai compagni non convocati dalle nazionali. Dall’Inter viene assicurato che fosse tranquillo. Ma c’è da credere che, quantomeno all’interno, il suo animo fosse in tumulto. E la tensione è destinata a crescere anche oggi, dovendo affrontare il colloquio con la Procura.

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