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Oaktree, è il giorno: cosa cambia per l’Inter. Ecco le prime mosse

In attesa di trovare un compratore il fondo dovrà gestire l’azienda. Primo step: il budget di mercato

A 24 ore dal game over, sancito dal comunicato di Zhang, si guarda oltre: cosa potrà cambiare dopo che Oaktree avrà azionato il pegno? Tecnicamente, nulla esclude che il fondo possa concedere ulteriore tempo, ma i toni bellicosi di Zhang rendono questa eventualità meno probabile. Inoltre, Oaktree difficilmente prolungherà il prestito senza contropartite tangibili, che ora sembrano complicate da ottenere. Se domani il pagamento non sarà arrivato, partiranno subito le procedure di escussione, a meno che il regolamento del prestito non preveda un periodo di grazia, ossia qualche giorno in cui il default può ancora essere sanato. In Lussemburgo, le procedure sono molto rapide: entro 24/48 ore, Oaktree potrà annunciare di aver acquisito la proprietà di Grand Tower e quindi dell’Inter. 
Seguirà sicuramente la convocazione di un’assemblea degli azionisti per sostituire i membri del CdA nominati da Suning con persone scelte dal fondo. Come si muoverà quindi il nuovo proprietario? Secondo alcune voci, Oaktree avrebbe già pronto un acquirente (forse arabo) a cui trasferire le azioni dell’Inter con una sostanziale plusvalenza. Una variante di questa tesi è che Oaktree abbia ostacolato il rimborso del prestito proprio per ottenere questo risultato. Tuttavia, un creditore non può impedire al debitore di adempiere, e abbiamo due ragioni per non credere alle ipotesi in circolazione.

Oaktree e le mosse per l'Inter

La prima è che, volendo evitare l’escussione, Oaktree ha esplorato invano il mercato nelle scorse settimane, dopo il fallimento degli advisor di Suning: ne abbiamo evidenza diretta. Di solito, però, gli acquirenti di aziende non arrivano all’improvviso: servono due diligence, riunioni dei CdA, advisor legali e finanziari. Al momento, non risulta nulla di tutto ciò. Inoltre, se è vero che Oaktree disponeva di un warrant, cioè del diritto a ottenere una percentuale dalla vendita del club, avrebbe trovato conveniente portare un compratore al tavolo delle trattative prima di arrivare all’escussione del pegno. Magari, a quel punto, avrebbe potuto anche concedere una dilazione. 
Questo non esclude che Oaktree possa tentare di uscire rapidamente da una partecipazione che non aveva pianificato di rilevare, ma in questi casi un fondo deve avere un piano B. Anche se il piano A fosse la cessione, c’è un’azienda da gestire nel frattempo. Oaktree dovrà intervenire nell’Inter, discutere con il management i piani a breve e lungo termine, studiare i fabbisogni finanziari e capire come il club intenda coprirli. A quel punto deciderà se mantenere gli obiettivi fissati o accelerare il risanamento verso l’equilibrio economico che l’Inter non ha ancora raggiunto. 
Solo allora si capirà se i budget di mercato e le disponibilità per i rinnovi (che incidono sul costo della rosa) rimarranno quelli attuali o se ci saranno cambiamenti. È difficile, in ogni caso, che Oaktree si presenti con iniezioni di cassa non dettate da necessità immediate o che voglia sostenere un mercato più aggressivo di quello pianificato. 

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