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Inter, quando i soldi non comprano il paradiso Champions

Lo studio sulla squadra di Inzaghi: è la terza rosa meno costosa tra quelle che sono andate in finale negli ultimi 10 anni

La qualità costa ma i soldi non sempre comprano il paradiso. In epoca di spending review, fair play finanziario e salary cap, non possono che essere visti di buon occhio comportamenti austeri che spalancano percorsi virtuosi. E minima spesa-massima resa potrebbe diventare lo slogan della straordinaria Inter di Simone Inzaghi. Per la semifinale di Champions League contro il Barcellona sono stati scomodati paragoni importanti: dall’impresa Triplete del 2010 fino a Italia-Germania 4-3 passata alla storia come la Partita del Secolo. Dalle miracolose parate di Sommer ai denti stretti di capitan Lautaro, che ha sbloccato il match nonostante non dovesse nemmeno essere della partita visto l’infortunio muscolare sofferto all’andata al Montjuic, fino all’urlo da mal di testa di Frattesi: la qualità vista in campo martedì sera, in una partita ormai già passata alla storia del calcio, è indubbia e tale da aver permesso alla corazzata di Inzaghi di superare squadre più robuste e favorite, almeno sulla carta. E ora, manca solo il Psg di Kvara e delle stelle.

Costi e benefici dell'Inter di Inzaghi in Champions

Ma il cammino verso la finale di Monaco di Baviera, la seconda in due anni solari, è un progetto iniziato molto tempo fa, costruito passo dopo passo a partire dagli investimenti intelligenti e oculati fatti sul mercato negli ultimi anni. La squadra che ha battuto nell’ordine Feyenoord, Bayern e Barça è la terza meno costosa tra le finaliste degli ultimi dieci anni di Champions. Conteggiando il costo totale dei cartellini nerazzurri, si arriva alla cifra di 291,3 milioni di euro: su venti squadre che hanno raggiunto la finalissima della massima competizione europea per club, diciassette avevano un costo più alto dell’Inter dei miracoli. Un budget contenuto, dicevamo, superiore soltanto a quanto costò la prima creatura di Inzaghi che fece tremare il City di Guardiola nel 2023, e all’Atletico Madrid che perse ai rigori il traumatico derby di Champions contro il Real nel 2016.

Il valore della rosa di Inzaghi: ecco il dato

Pochi elementi, ma fondamentali, sono cambiati da quell’ormai lontano 10 giugno 2023: sono andati via, tra gli altri, investimenti corposi come Skriniar e Lukaku, e adesso ballano 68,4 milioni tra l’Inter 2023 e quella eroica che il 31 maggio si giocherà la finale con il Psg. A proposito, i francesi dalla rosa stellare sono quarti in questa speciale classifica a fronte di un costo rosa del valore di quasi 700 milioni: il gap (di oltre 400 milioni) è già evidente. Le ultime spese annuali dei nerazzurri sono state invece di 76,9 milioni (poco più del solo cartellino di Kvara, pagato a gennaio dal Psg 70 milioni): 20,6 per i nuovi arrivi e il resto in riscatti, incluso quello di Frattesi, l’uomo in più di Champions. Del resto, per conquistare il continente e riportare in Italia un trofeo che manca da quindici anni i soldi non sono sufficienti. La Juventus 2016-2017 non vi riuscì nonostante un mercato da 202 milioni di euro, City e Psg addirittura fallirono rispettivamente nel 2020-21 e nel 2019-20 nonostante vantassero terza e prima tra le rose più ricche qui considerate. Ma le finali sono storie a parte dove tutto è possibile dove è anche, e soprattutto, una questione di spirito e coesione di gruppo. E questi di certo all’Inter non mancano. 

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