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Yamal, Acerbi quei confini tra cronaca e storia

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Yamal, Acerbi quei confini tra cronaca e storia LAPRESSE
Leggi il commento sulla semifinale Champions League vinta dai nerazzurri

Ci sono attimi che diventano confini. E i confini dividono. Dal palo di Lamine Yamal al gol di Francesco Acerbi è passato un muro temporale che per i tifosi di Inter e Barcellona ha assunto il valore di un prezzo: da imporre, da pagare. La cronaca che scalcia, la storia che sgomita.  

A corto di argomenti, ci piace disturbare il «destino». Ignazio Silone scrisse che «è un’invenzione della gente fiacca e rassegnata». Un alibi, dunque. Per Oscar Wilde, «non ci manda ambasciatori. E’ troppo saggio o troppo crudele per farlo». Eppure. Finale mondiale del 2014 a Rio de Janeiro: Germania-Argentina 1-0 dts. Sullo zero a zero, Toni Kroos incorna di zucca, all’indietro. Sì, Kroos. L’Archimede dei registi. Non un giullare delle lavagne. La traiettoria si addormenta, docile, fra gli alluci di Gonzalo Higuain. Così solo e così sorpreso da buttar via la più comoda delle strenne. Domanda da Sibilla: se, viceversa, l’avesse scartata e trasformata, l’ingresso di Mario Götze sarebbe risultato altrettanto decisivo? Mah. 

Per tacere di Randal Kolo Muani. Vuole, il caso, che di mezzo ci sia sempre l’Argentina. Epilogo iridato di Doha, in Qatar. Dicembre 2022. Spiccioli dei supplementari. Sul 3-3, un campanile della difesa bleu sorvola l’ultima sentinella della selección. Non restano che Kolo Muani e Damián Emiliano Martínez. Sfida all’Ok Corral. Sorteggio virtuale. Testa o croce. Croce: il piede sinistro del «Dibu» tappa il tiro e sussurra al fato di punire l’eccesso di scialo. Succederà dal dischetto, implacabilmente. 

Una pillola di basket, adesso. Playoff della Nba, semifinali a Est, 2019. Toronto Raptors-Philadelphia 76ers. Gara sette: o dentro o a nanna. Il canestro di Kawhi Leonard - dall’angolo, in sospensione - fissa il tabellino (92-90) e promuove le giubbe rosse. Memento e monumento alla riffa dello sport, della vita. La palla che gira come il Mondo di Jimmy Fontana sul e attorno al ferro, prima di spaccare brutalmente l’equilibrio. «At the buzzer», urlarono gli americani. Sulla sirena, replicarono da Sky. Estrema funzione, estrema unzione: perché sì, la parabola si fece lapide ed evitò strascichi. L’«ora o mai più» spinto al massimo della voracità emotiva e delle congiunzioni sideral-sederali. 

In fin dei conti, «Match Point» di Woody Allen racconta la tragedia del quotidiano attraverso il «pof pof» della pallina da tennis che, dopo aver colpito il nastro della rete, si piega a una scelta di campo che ci farà tutti prigionieri. Di qua o di là? Metafora dell’anello rubato dal «cattivo» del film che rimbalza su una balaustra, ricade sul marciapiede e, strada facendo, lo salverà da una «sconfitta» strameritata. 

Il Bologna, che domani contenderà la Coppa Italia al Milan, si aggiudicò l’edizione del 1974 superando il Palermo ai rigori. A inaugurare la serie si presentò Giacomo Bulgarelli. Cito dal libro «Onorevole Giacomino» di Gianfranco Civolani: «Bulgarelli, fuori. Ma il misericordioso arbitro Gonella dice che si deve ripetere. Motivo: il portiere si è mosso prima. Al bis Giacomo non sbaglia». 

Insomma: se è una lotteria, comprate più biglietti possibili

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