A un anno esatto dall’acquisizione dell’Inter, non si può dire che Oaktree abbia fatto un cattivo affare. Il fondo Usa non ebbe scelta quando Zhang non riuscì a ripagare il prestito né a rifinanziarlo. Dovette azionare il pegno, rimpiazzando il credito che vantava verso il gruppo cinese (400 milioni) con la proprietà del club. Obtorto collo, dissero molti, tra cui il Financial Times che definì Oaktree “proprietario accidentale”. Ma fu un accidente o semmai una grande opportunità? E quanto vale oggi l’Inter? A questa domanda non si può dare una risposta univoca perché il club non è quotato e il suo valore non è osservabile direttamente. Per dirla con Warren Buffett, il prezzo di un’azienda è quello che un compratore è disposto a pagare. Esistono però vari metodi di valutazione. Il più comune è quello dei multipli: si moltiplica una voce del conto economico (nel calcio i ricavi) per un fattore rilevato da transazioni di mercato. Il multiplo medio, rilevato nelle operazioni di acquisizione più recenti di club oscilla tra 3 e 4.
Anche i ricavi subiscono alti e bassi: a esempio, mancare la qualificazione in Champions porta almeno 70-80 milioni in meno; perciò, si usa la media di alcuni anni. Quest’anno l’Inter dovrebbe registrare un’impennata dei ricavi operativi (depurati dalla vendita di calciatori) dai 410 dell’anno scorso. La crescita degli sponsor e il cammino in Champions (comunque vada la finale) dovrebbero spingerli sui 450-500 milioni. Moltiplicandoli per 3,5 si ottiene un valore teorico dell’Inter ei 1,35-1,75 miliardi. In questo intervallo rientra, tra l’altro, la valutazione suggerita ieri da Football Benchmark. Dalla stima del valore dell’attivo si sottrae l’indebitamento finanziario (370 milioni al netto della cassa) ottenendo così un valore della quota di Oaktree di 1-1,4 miliardi che potrebbe addirittura migliorare nel 2025, perché l’Inter dovrebbe produrre almeno 100 milioni di cassa che ridurrebbero l’indebitamento. A conferma, il club ha annunciato ieri il riacquisto di 15 milioni dei suoi bond realizzato attingendo, evidentemente, da robuste disponibilità di cassa. Con queste stime di mercato, il valore dell’investimento di Oaktree potrebbe essersi addirittura triplicato. Un risultato straordinario, ottenuto grazie alla crescita complessiva dei valori dell’industria ma anche ai risultati sportivi, fin qui assai remunerativi, realizzati senza la spinta di investimenti onerosi sul calciomercato.
L’acquisizione di Oaktree ha molte similarità con quella del Milan, realizzata da Eliott nel 2018. Lo stesso presupposto (un debitore insolvente) e perfino la nazionalità accomunava Zhang e Yonghong Li. A differenza di Elliott, però, Oaktree ha trovato una rosa competitiva ai vertici del calcio europeo e un management capace, con pieno controllo della situazione. Elliott dovette impiegare anni per ripulire l’organico delle zavorre del passato, rilanciare il Milan e ricostruire un management. Tutti elementi che Oaktree ha trovato già apparecchiati. Questo non deve far pensare che il fondo cercherà di vendere l’Inter, ma gli investitori finanziari sono molto sensibili all’opportunità di realizzare valore in tempi brevi. Il problema delle valutazioni teoriche, come detto, è trovare un compratore reale. Oaktree potrebbe ricevere segnali di interesse, grazie anche alla grande visibilità guadagnata dall’Inter, con due finali di Champions in tre anni. Se dovesse presentarsi un investitore, il “proprietario accidentale” realizzerebbe un grandissimo affare.