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Juventus, dalla parte di Allegri: ecco perché non ha sbagliato

ANSA

L'esclusione di Higuain per non bruciare Mandzukic. Pjanic alla Pirlo? Una sfida difficile che può dare frutti

TORINO - Ci vuole equilibrio. Un mantra, in casa Juve. Un’ovvietà travolta adesso dalla memoria corta del pallone, dai risultati che modellano i giudizi dimenticando prestazioni, motivazioni, coincidenze. Il problema, sia chiaro, non è la critica, i tifosi ne hanno pieno diritto, ma l’eccesso: si possono discutere, anche con toni duri, scelte di formazione, schemi adottati e cambi in corsa, non si può però demolire una squadra che domina in Italia da anni e che fino a cinque giorni fa era considerata invincibile, né crocifiggere l’unico allenatore scudettato (tre volte: una al Milan, due alla Juventus) che propone oggi la serie A

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LE RAGIONI - Proviamo a dare, così, una lettura diversa dei due errori principali imputatigli a San Siro, ovvero l’iniziale esclusione di Higuain e la collocazione di Pjanic in un ruolo alla Pirlo che non gli appartiene e che sinceramente non appartiene a nessuno: Leo Bonucci ha appena ricordato l’unicità di Andrea, quella sua «capacità di rendere semplice l’impossibile». Non siamo davanti a esperimenti folli o narcisismi, ma a scelte riflettute, discutibili ma non azzardate. Higuain deve giocare sempre, certamente nelle grandi partite? Giriamo la domanda: può Mandzukic, vincitore di una Champions, protagonista del Double bianconero dell’anno scorso, scendere in campo solo in partitucce contro provinciali senza speranza? E’ opportuno tracciare gerarchie nitide, ed è evidente che prevale Higuain, ma all’alba della stagione la rotazione non è così assurda. Quanto a Pjanic, ha bisogno di tempo, ma ricordate che contro il Siviglia non c’era e che nella sua assenza, per altro a ragione, fu individuata una chiave del pareggio? La verità è che la Juve, dopo aver affrontato quattro squadre di livello medio-alto, è seconda a -1 dalla vetta e ha perso una sola partita, esattamente come tutte le grandi di A eccetto il Napoli. Sì, si esagera. E magari senza imprecisioni in Champions e senza distrazioni a San Siro sarebbe andata in tutt’alto modo: tutti a dire «che intuizione» o criticare, per lo meno, velatamente.

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