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Juventus, Buffon: «Finché avrò voglia di combattere andrò avanti»

Juventus FC via Getty Images
Il portiere e capitano bianconero: «Le motivazioni sono tutto. Dovrò capire, insieme alla società, a che livello di energie sarò e se potrò continuare oppure no»

CUNEO - «Quando smetterò? Le motivazioni sono tutto. Finché ho voglia di soffrire, di combattere, andrò avanti». Così Gigi Buffon parla del suo futuro, ospite di Oscar Farinetti nella tenuta di Fontanafredda a Serralunga d'Alba, parla così del suo futuro. «Dopo la passione, che mi ha motivato nei primi anni mi sono posto l'obiettivo della sfida, di combattere per un obiettivo sempre più grande - spiega il portiere della Juventus -. Dovrò capire, insieme alla società, a che livello di energie sarò e se potrò continuare oppure no. La cosa che mi fa stare sereno è il fatto che, qualunque sia il mio futuro, mi sento molto tranquillo e gratificato per quello che è stata la mia carriera e per quello che penso di aver dato al Parma, alla Juve, alla Nazionale, al calcio. E di averlo fatto con estrema serietà e altruismo, mettendo davanti il bene del gruppo».

ACCOGLIENZA A FIRENZE - «Andare a Firenze per noi juventini non è mai semplice. Al nostro arrivo, però, vedere i tifosi viola che ci hanno applaudito, che ci chiamavano e ci ringraziavano è stato molto bello. La nostra presenza li ha fatti sentire meno soli e questo mi ha reso orgoglioso». Gianluigi Buffon, ospite con la compagna Ilaria d'Amico di Oscar Farinetti alla Fondazione Mirafiore a Serralunga d'Alba (Cuneo), ha spiegato così le emozioni provate il giorno dei funerali di Davide Astori. «Ho vissuto la giornata di Firenze, quella dei funerali di Davide, in maniera molto coinvolgente - spiega -. Era l'ultimo saluto non a un mio grande amico, ma a una delle più belle persone nelle quali mi sono imbattuto nello sport. Si percepiva immediatamente la sua pulizia di pensiero e di animo. Era uno che riusciva con la sua calma e serenità a farsi apprezzare da tutti e a dire la sua, aveva un'identità chiara. Sapeva chi era e conosceva i propri limiti e virtù. Come si presentava, quello era lui. Era un ragazzo eccezionale, un antidivo e sono contento che in questa settimana è stato innalzato il suo nome e la percezione che si ha di lui, perché se l'è meritato».

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