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Andrea studia da Florentino

Getty Images

Mi ha sorpreso la tempistica, non la separazione che di consensuale ha poco. Se fosse avvenuta mesi fa, a maggio, l’avrei considerata naturale, fatta a ottobre ha il senso della rottura fastidiosa. A quasi 43 anni, dopo una lunga serie di successi e l’evidente crescita sul piano politico (è presidente dell’Eca, l’associazione dei club europei) Andrea Agnelli ha deciso di fare da solo: rinuncia così a Beppe Marotta, l’amministratore delegato, l’uomo della gestione del quotidiano, dei rapporti con le società, le istituzioni e la stampa (filtri a parte); Marotta la cui figura sembrava indissolubilmente legata a quella di Fabio Paratici: uno, l’uomo dei numeri e delle relazioni; l’altro, il tecnico, lo specialista dello scouting. La coppia perfetta.

All’origine della separazione c’è un logorìo fisiologico: non c’entra l’acquisto di Ronaldo che fu una scelta condivisa da tutti anche se lo decise e perfezionò Andrea. Marotta era diventato per il mondo esterno l’ispiratore dei sette scudetti e delle quattro coppe Italia di fila, aveva conquistato troppo potere per un presidente giovane, sveglio e ambizioso che sta studiando da Florentino Perez.

L’addio di Marotta è una “svolta epocale” per la Juve: se ne va il centromediano esperto, resta il giovane centravanti che difficilmente chiederà una mano a un altro centrocampista di ruolo. Avranno probabilmente più compiti e responsabilità le ali Nedved e Paratici. I grandi cambiamenti incuriosiscono sempre, questo più di altri.

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