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Questo Sarri non ha paragoni

A Napoli doveva trovare l’assetto, al Chelsea non doveva vincere (e lo fece). Alla Juve serve tempo

I paragoni sono inutili, ma ogni tanto aiutano. Il primo Sarri in casa Juve è completamente diverso dal primo Sarri in casa Napoli. E anche dal primo Sarri in zona Chelsea, storia recente. Quelli che sono già pronti a sparare sentenze mediatiche probabilmente sono gli stessi che - era l’estate 2014 - avevano sentenziato che Max Allegri sarebbe stato la scelta peggiore per il post Conte. Hanno fatto macchina indietro nel giro di pochi mesi. Qui cambia tutto: mercato diffi cile, esuberi rimasti sul groppone, condizione non ottimale. E quel 4-3-3 che inevitabilmente decollerà con pazienza, se ne avranno. Se non ne avranno, se ne faranno una ragione. Chi ha confessato Sarri in privato dopo l’insipido - troppo insipido - pareggio di Firenze è stato il primo a raccoglierne gli umori non al top e neanche vicini al top. Lui che è un perfezionista sa che ora deve aggrapparsi al risultati, poi arriverà il resto. Le sigarette lo aiutano sempre a restare dentro la sua nuvola dell’eterno insoddisfatto, anche prima di Fiorentina-Juve era nervoso e un po’ incosciente, ne aspirava una dietro l’altra.

Il suo Napoli

Questa Juve ricorda le difficoltà di adattamento del primo Napoli, quello che rilevò nell’estate 2015. Ma quelle erano più che altri problemi tattici, non a caso dopo appena due punti in tre partite (ko all’esordio per opera del Sassuolo, pareggi contro Sampdoria ed Empoli) la svolta arrivò in Europa League quando Sarri passò dal 4-3-1-2 al 4-3-3, utilizzando Insigne da attaccante esterno e non più da trequartista. Il Bruges fu sepolto per 5-0, da quel momento il pilota automatico permise di andare sempre più in discesa e di centrare la qualifi cazione Champions. La Juve non ha problemi di modulo, il 4-3-3 fi no a prova contraria è una legge (diffi cilmente le cose cambieranno quando Ramsey sarà a pieno regime), ma tra infortunati e ritardo di condizioneil piatto di Sarri oggi non è ricco. Nei tre anni di Napoli la falsa partenza del 2015 venne compensata da situazioni completamente diverse nelle due stagioni successive. I sette punti (e non nove) nelle prime tre giornate del 2016-2017 dipesero dallo stranissimo impatto di Pescara (2-2 in rimonta) cancellato dalle due vittorie successive contro Milan e Palermo. Percorso netto nel 2017-2018: tre su tre senza discussioni, anzi otto brindisi di fi la prima dello 0-0 imposto dall’Inter al San Paolo, alcune trappole di Spalletti ben fatte della serie “non puoi certo pensare di vincerle tutte”.

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