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De Ligt: "Se non fossi diventato calciatore, avrei fatto il manager"

Juventus FC via Getty Images

In un'intervista a France Football, il difensore della Juventus racconta tutta la sua ambizione: "Ho sempre avuto l'ossessione di diventare un giocatore"

ROMA - Dopo il premio Kopa conquistato nel corso dell'ultima edizione del Pallone d'Oro, il difensore della Juventus Matthijs De Ligt sfoglia il libro dei ricordi in un intervista rilasciata a France Football ed elegge il miglior momento vissuto fin qui nella sua carriera da professionista. "La scorsa stagione. Dall'inizio alla fine. Con l'Ajax abbiamo vinto campionato e Coppa d'Olanda e siamo andati molto vicini alla finale di Champions League. È stato favoloso". C'è un altro ricordo che emoziona ancora De Ligt: "La mia convocazione in Nazionale a 17 anni. Ricordo che stavo facendo colazione al centro giovanile dell'Ajax, l'allenatore mi disse che doveva parlarmi e io mi chiesi cosa potesse volere, poi mi comunicò che ero stato convocato in Nazionale A, pensavo scherzasse, sono andato subito su internet e ho visto che sì, il mio nome era nella lista dei convocati. Nel frattempo il mio telefono esplodeva di messaggi, mentre io ho immediatamente chiamato mio padre per informarlo. È un grande onore giocare per l'Olanda, riuscire a farlo a 17 anni è stato incredibile. A essere sincero, sono rimasto davvero sorpreso. Non pensavo di essere chiamato così giovane, ma ero pronto".

De Ligt si racconta a France Football

Nei suoi sogni da bambino ha sempre pensato di fare il calciatore, ma rispetto ai suoi programmi ha bruciato le tappe, probabilmente perché ha sempre avuto ben chiaro in testa l'obiettivo come racconta lui stesso nel corso dell'intervista, dove trova anche il modo di scherzare sul suo procuratore Mino Raiola. "Se non avessi fatto il calciatore, avrei fatto l'agente Fifa per provare a battere Mino o magari per comprarlo - ride De Ligt -. A parte gli scherzi non ho mai pensato molto a cosa avrei potuto fare, perché ero ossessionato dall'idea di diventare un giocatore. I miei genitori erano d'accordo, ma prima volevano che completassi i miei studi. Magari però avrei fatto l'uomo d'affari, mi sarei occupato di comprare e vendere case". (in collaborazione con Italpress)

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