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Ronaldo, Dybala e gli affari di Cazzetti

Getty Images

Dalle mie parti li chiamano “gli interessi - o gli affari - di Cazzetti”. Sono le operazioni ad alto quoziente di autolesionismo che inevitabilmente si risolvono con un notevole danno per chi le effettua. Il signor Cazzetti - si narra nel Bolognese - bruciò la casa per vendere la cenere che un tempo veniva usata per lavare la biancheria.

Il “mitico” mi è tornato in mente leggendo che Dybala potrebbe essere messo di nuovo sul mercato. Nel calcio tutto è possibile, soprattutto l’impossibile, e i giornali che hanno rilanciato questa voce, argomentandola come si deve, sono tra i più rispettabili: autori e fonti, a casa mia, non si criticano mai. Ma ragioniamo: la Juve ha un numero 10, Ronaldo, trentasei a febbraio, che le costerà di solo stipendio altri 108,5 milioni, poiché ha ancora due anni di contratto e nessuna intenzione di rinnovarlo, e che oltretutto accusa dei forti mal di pancia da eurodelusione, i più recenti di origine franco-qatariota. Aggiungo che nelle prime due stagioni è stato, come previsto, il protagonista assoluto facendo crescere brand e fatturato. Purtroppo, però, non ha centrato il principale obiettivo societario, la Champions, pur essendone lo specialista. Quel che è peggio, la Juve è uscita prima ai quarti e in seguito agli ottavi.

Il suo alter ego per ruolo e qualità tecniche va invece per i 27 (a novembre), ha - così come Cristiano - due anni di contratto, è reduce dalla miglior stagione personale e da mesi il suo agente sta trattando il rinnovo fino al 2025.

Nel calcio ne ho viste di tutti i colori (un’estate fa lo United è riuscito a spendere 92 milioni per Harry Maguire che come centrale vale un quinto di Acerbi), rimarrei tuttavia molto sorpreso se proprio nella stagione in cui la Juve ha perso oltre 140 milioni a causa della pandemia, non è riuscita ad accedere alla Final Eight e ha sostituito Sarri con Pirlo (le sono rimasti in carico i 20,3 milioni lordi del tecnico toscano e del suo staff), dovendo sacrificarne uno decidesse di rinunciare a Paulo che non soffre di mal di pancia.

Visti i tempi ristretti e i costi elevatissimi, prevedo che a settembre ritroveremo a Torino tanto Cristiano quanto Paulo, la cui adesione alla causa juventina, va ricordato, è stranota. L’ha più volte dimostrato, l’ultima proprio un anno fa.

Sono altresì sicuro che la pandemia non abbia fatto qualche danno extra in Casa Juve provocando in certuni la famigerata sindrome di Tafazzi. Che non corrisponde esattamente all’autolesionismo, ma alla semplice voglia di farsi trattare da sciocchi. Come Cazzetti.

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