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Juve, va ora in onda il posticipo del debito

Juventus FC via Getty Images

Locatelli è arrivato a Torino attraverso un prestito con obbligo di riscatto, ma nel 2023. Ecco cosa comportano rinvii del genere

Nell’estate delle ristrettezze, in un mercato “creativo”dominato da formule di pagamento innovative, la Juve ha fatto uso disinvolto del debito. L’acquisto di Locatelli è un prestito con obbligo di riscatto del cartellino nel 2023: un acquisto a termine da 25 milioni, più 12,5 di bonus. Il riscatto è soggetto a condizioni così scontate da essere certo ma il club rinvia l’acquisto spostandone al futuro l’ammortamento, sempre che i revisori lo consentano. Il riacquisto di Kean (dopo il divorzio da CR7) segue lo stesso schema, simile anche nelle cifre. Nella gestione delle aziende c’è differenza tra debiti finanziari e commerciali. Tra i primi, prestiti bancari e obbligazioni; tra i secondi, soprattutto, l’esposizione verso i fornitori. I primi hanno, di solito, durata più lunga (oltre un anno) mentre i secondi non dovrebbero scadere oltre qualche mese. Una regola aurea per riconoscere i debiti finanziari da quelli commerciali è che ai primi di solito si applica l’interesse. In quale categoria classificare, allora, il debito che scaturisce da queste operazioni? Anzitutto è debito occulto, perché mascherato da prestito ma badando alla sostanza, più che alla forma, i principi contabili internazionali esigono di dare visibilità agli impegni finanziari. Vedremo come sarà rappresentato l’obbligo di acquisto nel bilancio. Il problema è poi anche la finalità perché la funzione del debito finanziario è sostenere gli investimenti in ottica di lungo periodo, in concorrenza al capitale degli azionisti,mentre il debito commerciale serve a compensare la dilazione concessa sovente sulle vendite. Vendo un prodotto a un cliente che paga a 60 o 90 giorni e dunque pago le materie prime ai fornitori con analoga dilazione, per anticipare meno cassa. Nel caso di compravendita di cartellini (cioè beni patrimoniali) qual è la ratio di una dilazione, soprattutto pluriennale?

La questione del debito

Qualcuno si scandalizza per i due anni di prestito gratuito concessi dal Sassuolo alla Juventus, ma altri hanno acquistato giocatori con pagamento molto lungo: fino a 5 anni come l’Inter (Lukaku) e il Napoli (Osimhen) o 4 la Roma (Abraham). Dilazioni molto lunghe avvantaggiano i compratori. Il problema è sistemico se il calcio allunga i pagamenti per dare respiro a conti in apnea. Basterebbe astenersi dal comprare calciatori, ma non si può perché i tifosi vanno tenuti buoni. Da uno studio di Offthepitch.com scopriamo che la Juve è il club che ha aumentato più di tutti in Europa (+140 milioni) il debito a lungo termine nel 2020. Dietro c’è il Real, ben distaccato a +60. Poi Lione, Tottenham, Parma, Hertha, Wolverhampton, Watford, Fiorentina, Atalanta, Leeds, Barcellona e altri. Sull’incremento del debito bianconero influisce l’operazione Pjanic-Arthur, in realtà compensazione tra debito e credito verso il Barça, ma le ultime operazioni segnalano un problema: perché un club con 400 milioni di aumento di capitale in ponte ricorre a tecniche di palese rinvio dei costi e degli esborsi finanziari? Per i costi vuole forse alleggerire i prossimi due bilanci per rientrare nel Fair Play Finanziario. Impresa disperata, date le perdite degli ultimi 3 anni (150 milioni) a cui si aggiungerà quella del 2020/21, certamente superiore a 200 milioni. La strategia di rinviare l’esborso (anche a costo di ridurre il potere negoziale nel prezzo del cartellino) rivela tensioni di cassa con fermate dall’anticipo di 75 milioni della quota Exor. Ma in generale il problema del debito è un fantasma che si aggira nell’Europa del pallone. Quello finanziario può essere gestibile da un azionista solido o dalla crescita del fatturato che potrebbe alleggerirne l’onere ma, nell’inferno della pandemia, i debiti da calciomercato diventano il rifugio per reperire la finanzia che manca. I club si espongono con altri club, il mercato si fa a debito e tutti diventano indebitati con tutti, ma le passività creano gap tra chi non le fa e chi finanzia spese correnti rinviando i pagamenti. Se il debito ha scadenza corta crea tensioni enormi: a breve il Barça ha quasi un miliardo di passività, contro 368 di attivo. La situazione agghiacciante (alleviata da mezzo miliardo di finanziamento straordinario) obbliga il club a disboscare la rosa rinunciando a Messi, Griezmann, Suarez e altri campioni. Il debito aggregato della Serie A è cresciuto del 53% in 5 anni fino agli attuali 4,7 miliardi (150% del fatturato) ma i ricavi nello stesso periodo solo del 26%. All’interno di questo dato ci sono indebitamenti altissimi (Inter, Juventus, Roma) e casi più virtuosi tra cui Napoli, Milan, Atalanta, Torino. Il debito è essenzialmente un rinvio di spese al futuro, confidando nella crescita dei ricavi e dei flussi in entrata. La scommessa può rivelarsi assai rischiosa.

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