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Juve, una squadra da correggere

Getty Images

Juventus, cominciamo a pensare positivo in tre aspetti: la classifica, e non è un dettaglio insignificante (tre punti in più rispetto a un anno fa); la capacità di crescere a partita in corso, come avviene con la Sampdoria in cui il secondo tempo bianconero è sicuramente meglio del primo per aggressività, partecipazione e occasioni da gol (pure questo arriva, ma viziato da un fuorigioco); la rete di Perin intonsa. Tutto questo potrebbe risultare un inizio interessante. Perché la Juventus, alla fine, parte meglio di un anno fa ed è anche da questi particolari che si giudica un campionato e soprattutto che si va lontano. Nelle prime due partite dell’anno sociale 2021-22 la Juventus raccolse un solo punto, a ranghi quasi completi (nella prima c’era anche Ronaldo), quest’anno quattro, con molte caselle vuoto. 
 
Sul lato negativo, troviamo per larghi tratti la solita Juventus un po’ imprecisa, un po’ impacciata, un po’ approssimativa. Una Juventus che non riesce a uscire dal passato e proiettarsi sul futuro. Colpa del suo modo di procedere farraginoso ma anche degli infortuni, dell’infermeria fully booked e quindi riecco Rugani e Rabiot, dalla cessione auspicata alla titolarità ritrovata: il francese addirittura va in gol, annullato per fuorigioco di Vlahovic. Che storia sarebbe stata con tanto di ringraziamenti alla mamma, ma la Var è terribilmente prosaica. A proposito di assenze, rispetto alla prima giornata si nota quella di Di Maria, protagonista della vittoria sul Sassuolo da solo e come rifinitore (Vlahovic è il più nostalgico). Questo non può spiegare, però l’atteggiamento molto rinunciatario, l’estenuante insistenza nell’inutile e noiosa partenza “dal basso” che si vede nel primo tempo. Una Juventus senza idee e senza un centrocampo in grado di compiere quel passo in più. Insomma, problemi vecchi che vengono in parte cancellati dall’ingresso di Fabio Miretti, di tutti i centrocampisti il più essenziale, il più diretto. Ecco, un altro aspetto positivo della Juventus riguarda l’età: nel finale si trova in campo con un plotoncino di millennials.  

Una Juventus con qualcosa di buono e qualcosa no, qualcosa da correggere e qualche idea interessante. Soprattutto, considerate le assenze e il mercato ancora in fibrillazione, una squadra che sta lì, che non comincia perdendo contatto con le altre. In questo campionato d’agosto, alla fine, conta propio questo: stare lì, esserci. 

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