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Juve, la macumba della Continassa

E se gli avessero fatto la macumba, tornata prepotentemente di moda anche nel calcio, soprattutto da quando ci è stato raccontato che Pogba l’aveva fatta a Mbappé (primo caso di automacumba)?

Dicesi macumba la pratica magica sfigatoria assai diffusa in Brasile e nelle Antille. Ma, visto che nelle ultime settimane l’Allegri dei sei scudetti non ne ha infilata mezza, tanto da essere accusato di ogni nefandezza - in tv gli hanno dato dell’incapace e obsoleto -, per curiosità ho provato a mettere in fila quello che di poco piacevole gli si è ritorto contro in Italia e in Europa.
Nella campagna di rafforzamento con pochi denari Allegri aveva puntato sull’upgrade attraverso i parametri zero Pogba e Di Maria, oltre a un attaccante non costoso, ma di livello da affiancare a Vlahovic: si augurava di poter avere ancora Morata, le cose non sono andate come avrebbero voluto entrambi. Quando poi gli è stato proposto Arnautovic, per tutelare Vlahovic, il grande investimento di gennaio, ha suggerito di cambiare obiettivo: forte era il timore che l’austriaco potesse spingere in panchina Dusan.

Pogback ha stabilito il record stagionale di autolesionismo. Tutto gli è successo e tutto ha fatto succedere. In primis uno scandalo familiare che avrebbe tolto la serenità anche a Baba Ramdev: un fratello ricattatore, finito sotto custodia cautelare, le minacce in serie e la necessità della protezione 24 ore su 24. Paul si è peraltro infortunato subito e, invece di operarsi per rientrare a ottobre, ha optato per la terapia conservativa in funzione dei Mondiali di metà novembre: dicono inoltre, ma non credo a queste cose, che abbia evitato i ferri su invito di un imam. Risultato: riapparirà a gennaio. Ma come, in quali condizioni?

Di Maria ha giocato una partita e poi si è fermato. Quando è tornato in campo è sembrato l’anziano zio di Angel, un tipo piuttosto nervoso e reattivo, peraltro, incapace di sopportare la marcatura di mestiere di Izzo. Anche Di Maria è out.

Il tema Chiesa lo sfioro soltanto. Lo danno disponibile a gennaio 2023, ovvero un anno dopo la lesione del crociato. Sperem.

Non ancora soddisfatto, il “macumbeiro da Continassa” è riuscito a trasformare un gol regolare per tutti in uno irregolare per il Var, l’oro in cacca: via due punti, un pizzico di euforia da rimonta e Cuadrado e Milik per la successiva trasferta, a Monza. Dove la Juve ha perso di nuovo, giocando da schifo - Miretti, Fagioli e Soulé i più vivaci - e il Monza (dell’amico Galliani) ha ottenuto i primi tre punti della sua storia in serie A. La beffa oltre il danno.

Se non gli avessero sottratto i due punti con la Salernitana e avesse potuto disporre di Milik e Cuadrado a Monza, dove mancavano anche Rabiot, Locatelli e Alex Sandro, oltre ai Pogba, Szczesny e Chiesa, Allegri… capisco, è la storia del nonno con tre palle e del flipper potenziale.
Una cosa apparentemente positiva è però successa: la sosta per l’insopportabile Nations League. Senza l’interruzione salvifica, con queste premesse, assenze e pressioni Max avrebbe perso anche alla play. Lo stop potrà consentirgli di frenare l’emorragia in attesa dell’addio (definitivo?) alla Juvirtuale.

Sia chiaro: per 7 milioni l’anno per quattro si possono sopportare anche sfighe a gogo senza soffermarsi troppo su alibi e attenuanti. Tuttavia il gioco al massacro al quale stiamo assistendo sfiora la volgarità. Come il denaro. Volgarissimo. Salvo farne l’oggetto di un sogno. Per dirla alla Picasso: «Ne vorrei tanto per vivere sereno come un povero».

PS. AllegriOut è il nome della sua prossima cavalla.

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