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Juve, la rimonta grazie alla difesa di ferro

La formazione bianconera dopo il ko con il Milan ha inanellato sei successi di fila, con 12 gol fatti e nessuno subito

Chiusura con il botto. Il rotondo successo sulla Lazio è stato il punto esclamativo che ha certificato la rinascita della Juve, capace di svoltare in campionato dopo l’umiliazione europea con una traiettoria anche inattesa, viste le premesse. E invece la Signora è tornata all’antico, mettendo in fila ben sei vittorie consecutive che l’hanno catapultata al terzo posto. Tutto in poco più di un mese. Dopo la sconfitta con il Milan, il vento è cambiato e alla Continassa si è tornati a respirare aria di normalità. Il salto in alto si è compiuto con sei successi di fila appunto, con 12 gol fatti e zero subiti, recuperando punti a tutte le concorrenti, eccezion fatta per il Napoli, che non ha interrotto il suo volo solitario. I bianconeri hanno rosicchiato 3 punti all’Inter, 5 al Milan, 8 alla Lazio, 10 alla Roma, 12 all’Atalanta e 14 all’Udinese. Al termine della nona giornata, la Juve era ottava e il quarto posto, utile per la qualificazione alla prossima Champions, era distante sette lunghezze; trentasei giorni dopo, è terza. L’anomalia è tutto ciò che è accaduto prima, naturalmente, ma resta il fatto che il trend dell’ultimo periodo ha permesso di arrivare alla pausa per i Mondiali nella situazione migliore possibile, stante la distanza ancora intatta dal Napoli. «Nessuno sei giornate fa credeva alla nostra rimonta… - ha sottolineato Massimiliano Allegri, al centro del mirino dopo le difficoltà mostrate in campionato e la disastrosa campagna di coppa -. Rimpianti non ce ne sono, perchè in serie A abbiamo comunque fatto delle cose buone; in Champions, sì, abbiamo sbagliato».

Di nuovo squadra

In effetti un cambio di passo così se lo immaginavano in pochi, ma è diventato realtà innanzitutto perchè la Juve è tornata ad essere di nuovo una squadra. Un gruppo che si muove compatto nella stessa direzione, che ha rimesso il collettivo al centro e non il singolo, che ha ritrovato lo spirito degli anni vincenti, la voglia di lottare, di raggiungere gli obiettivi, un passo dopo l’altro. Che ha archiviato distrazioni, amnesie e leggerezze assortite che tanto hanno pesato. Che, nonostante le tante assenze, è stata capace di trovare risorse inattese da nuovi protagonisti. Rabiot è l’esempio lampante: da separato in casa ad inizio stagione a insostituibile e decisivo con prestazioni, assist e gol. Così come Milik, il migliore acquisto estivo per rendimento complessivo, e Kostic, cresciuto sensibilmente e ormai diventato un fattore determinante. E poi i giovani: dalla tremenda notte di Lisbona si è accesa una luce sul futuro. Fagioli, Miretti, Soulé, Iling-Junior, lo stesso Kean: i ragazzi possono essere l’oggi e non solo il domani. 

Muro

Il cemento a presa rapida sulla scalata l’ha messo però la difesa, tornata ad essere quella di un tempo. Le statistiche dicono che la retroguardia bianconera è la migliore d’Italia e la seconda dei cinque principali campionati europei: 7 gol subiti in 15 gare; solo il Real Madrid con 5 (ma con una gara in meno disputata, però) ha fatto meglio. A questo, i bianconeri aggiungono ben sei clean sheet consecutivi. E dire che in Champions era andata completamente all’opposto, 13 reti subite in 6 gare. Il muro è stato ricostruito attorno al 3-5-2, modulo che è l’ancora di salvezza nei momenti complicati e a nuovi leader, il trio brasiliano Danilo-Bremer-Alex Sandro. Ora arrivederci a gennaio, per provare a completare la rimonta impossibile.

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