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Porte aperte alla Juventus

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L’ abbandono definitivo del progetto Superlega? La chiusura dopo 17 anni del contenzioso con la Federcalcio relativo a Calciopoli (443 milioni più gli interessi, la richiesta del club)? Niente di tutto ciò: l’episodio che mi ha dato la sensazione netta, nettissima, della muta (leggi cambio di pelle e indirizzo) della Juventus è la visita di Antonio Conte a VinovoNiente di scandaloso, sia chiaro, ma per l’idea di Juve che mi sono fatto negli anni, qualcosa di assolutamente anomalo, sorprendente, spiazzante: siamo passati dalla Juve delle chiusure a riccio a quella delle aperture indiscriminate

Nel primo secolo - da poco festeggiato - degli Agnelli la società non si è distinta per propensione alla comunicazione: è vero, i silenzi di Boniperti erano una sorta di civetteria, ma secondo norma sabauda doveva trattarsi di riservatezza. L’alternativa, parole storiche, alla Cavour, che risuonano ancora quasi come una minaccia: «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta».  

Ci volle Montezemolo, mago delle relazioni, per aprire nuove frontiere al dialogo, ma i risultati? L’Avvocato - lui, sì, comunicatore inimitabile - spazzò via Luca e Maifredi con due battute che lascio in archivio. 

Ricordo bene le stagioni di Giraudo e Moggi nelle quali ai cronisti considerati “destabilizzanti”, ipercritici, o addirittura nemici, veniva vietato l’accesso al centro sportivo. Sempre in quel periodo era proibito parlare di smile, di Juve del sorriso: leggendaria l’irritazione dello stesso Giraudo quando - nei primi anni Duemila - Lapo Elkann, intervenendo al programma che conducevo su Radio Italia Network, censurò la linea del management bollandola di intollerante e antipatica. Anche prima e dopo la Triade le regole e gli atteggiamenti della Real Casa sono sempre stati improntati alla privatezza.  

La Nuova Juve ha consentito invece a un suo tesserato, Paolo Montero, peraltro idolo assoluto di Andrea Agnelli, di invitare a Vinovo il più credibile candidato alla sostituzione di Allegri per assistere a un allenamento di una formazione giovanile. Montero e Conte sono amici da una vita. E Antonio si è presentato: non ha fatto niente di male. 

 Provo una naturale simpatia nei confronti dell’ad Maurizio Scanavino, manager di altissimo profilo catapultato sull’altro mondo, e a Roma ho conosciuto Francesco Calvo, uomo di relazioni e marketing, ma ugualmente mi domando - perdonate la curiosità - come avrà preso questa novità Allegri, abituato a una società che non lasciava nulla al caso esercitando un controllo di orientamento albanese su ogni iniziativa dei suoi.

Da giornalista non posso che gradire la Juve aperta, anzi apertissima e incline alle spericolatezze mediatiche, sospetto tuttavia che i tifosi preferiscano la porta chiusa. In tutti i sensi. Sognano Zoff. Mai più nessuno al mondo tacerà (e parerà) come lui.  

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