Di un vaso rotto si possono anche rimettere insieme i cocci, ma certe crepe restano. E quelle nel rapporto tra l’universo Juve e Thiago Motta, l’allenatore delle grandi speranze disilluse, cominciano a essere evidenti. Così, dopo la clamorosa sconfitta di Firenze, dalla Continassa sono partite le grandi manovre per un possibile ribaltone, con la consapevolezza che dentro quello stesso vaso già colmo è stata forse versata l’ultima goccia. Sul futuro di Thiago oggi aleggia l’ombra pesantissima di Roberto Mancini, il ct del trionfo azzurro all’Europeo, che sarebbe stato contattato per sondare la disponibilità a chiudere la stagione attuale (9 gare) e avviare anche un nuovo progetto a partire dal 2025-26; quest’ultima una condizione essenziale per ottenere il sì, visto che Mancini accetterebbe l’idea di diventare un traghettatore solamente con la garanzia di poter poi passare al timone da luglio.
Mancio ha il pedigree del vincente che sa lavorare pure con i giovani: in Nazionale ne ha lanciati tanti, promuovendo e innovando. Potrebbe così adattarsi con facilità a un contesto che deve far convivere la necessità genetica di vincere titoli e l’esigenza, legata alla sostenibilità, di perseguire obiettivi ambiziosi con una squadra dall’età media bassa e dai costi ridotti rispetto al recente passato. Esaudita l’Arabia, e con essa la lunga parentesi della carriera dedicata alle nazionali, l’ex ct sarebbe pronto a rimettersi in gioco con un club importante. L’ultimo allenato è stato lo Zenit, nel 2017-18; prima dei russi, ci fu la seconda esperienza all’Inter, decisamente meno fortunata della prima.