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Juve, l'anno sotto zero

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Inutile infierire sulla Juventus oggi: che lo facciano gli altri, io lo trovo poco divertente. Dalle mie parti, nel Bolognese, ai bei tempi del politicamente scorretto si diceva «è come sparare a un cane che caga». L’esonero di Motta dopo soli nove mesi e l’arrivo di Tudor per quattro rappresentano peraltro una resa incondizionata, oltre a un’attribuzione pubblica di responsabilità al management: vi ho dato tanti soldi (che erano mancati l’ultimo anno di Allegri, ma quella Juve apparteneva ancora ad Andrea), vi ho lasciato mano libera e adesso che ci ritroviamo in queste condizioni vi rimando a casina. Cominciando dal primo. Firmato J. E.
Ieri è stata tagliata - all’americana - la testa più esposta. Altre rischiano di saltare.
L’elenco degli errori commessi l’abbiamo pubblicato spesso, aggiornandolo continuamente. In rapida sintesi: l’allenatore ha peccato di presunzione e malagestione delle risorse; per rispetto del professionista non mi avventuro nella parte tecnico-tattica, anche se ne avrei da dire (e tante le ho dette). Thiago ha forse pensato di essere più forte dell’anima della Juve, ahilui diabolica: prevale sempre su chi non la conosce a fondo o la sottovaluta.
Il mercato a due è stato rovinoso: pagare Szczesny per regalarlo al Barcellona, liberarsi di Rabiot, da mesi leader del Marsiglia e adorato da De Zerbi, Chiesa e in seguito Danilo; demolire la Next Gen rinunciando alla possibilità di avere ricambi giovani formatisi a Vinovo; spendere cifre iperboliche per Koopmeiners, Douglas Luiz, ma anche Nico e Kelly; ottenere prestiti a prezzo d’acquisto (Conceiçao, Kolo Muani) e insomma fare il presente e disfare il passato ha avuto un peso determinante nell’evoluzione del disastro.
Adesso c’è Tudor. Cosa potrà fare in 9 settimane e 1/2 nessuno è in grado di saperlo. Igor è una scommessa doppia (del club e sua), figlia di una decisione ormai inevitabile, se è vero - com’è vero - che la fiducia della società e della squadra nei confronti di Motta si era esaurita da un pezzo.
A differenza di Thiago, il croato investirà - ne sono convinto - sulla semplicità e su gerarchie tecniche definite, inoltre conosce la Juve e gli juventini. Dovrà però verificare la condizione generale e la ricettività di un gruppo che ha perso le coordinate e non potrà più permettersi di sbagliare. Anche perché da qui in avanti ogni pareggio sarà una sconfitta. Mi aspetto una Juve meno sperimentale: sarà interessante prenderle la temperatura e valutarne i contenuti.
PS. San Buco Decollato, protettore dei giornalisti seri, esperti, informati e nemico degli improvvisati, ci ha protetti un’altra volta. Sempre sia lodato. Amen.

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