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Juve, il futuro è nella Champions: Tudor, Kolo Muani e Vlahovic restano solo se...

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Juve, il futuro è nella Champions: Tudor, Kolo Muani e Vlahovic restano solo se...
Il quarto posto è l'obiettivo minimo, il fallimento porterebbe verso una nuova rivoluzione

TORINO - La Champions League è un bivio esistenziale. Alla vigilia dello snodo di Roma, in attesa degli altri due scontri diretti con Bologna e Lazio e di un calendario che prima e dopo darà un po’ di tregua con cinque sfide sulla carta più soft (Lecce, Parma e Monza dopo i giallorossi, Udinese e Venezia dopo i biancocelesti), davanti alla Juventus si aprono due strade. Una conduce alla sostenibilità economico-finanziaria e alla futuribilità di un progetto che, nonostante la parentesi Motta, resta in piedi e continua a guardare al futuro. L’altra, decisamente più tortuosa, è come una selva oscura nella quale il rischio di perdersi senza un intervento della proprietà è concretissimo. Con il 4° posto la Signora continuerà a camminare con le proprie gambe: in autosufficienza e soprattutto potendosi permettere nuovi investimenti sul mercato. Senza il 4° posto comincerà viceversa una stagione di sacrifici, anche se Exor dovesse rimettere mano al portafoglio con un altro aumento di capitale. Al volante adesso c’è Tudor, al quale è stato chiesto di prendere la direzione giusta per giocarsi la permanenza. Alla Juve, in virtù del bivio sopra citato, serviva proprio uno che sentisse l’obiettivo Champions come una questione di vita o di morte.

Juve, piano A

Partiamo dallo scenario positivo: la Juventus che va in Champions. La società può contare di incassare minimo 60 milioni di premi Uefa (dal 2024-25 ne arriveranno 63, e Motta non è arrivato neppure agli ottavi) più altri 20 tra botteghino e introiti generici. Ossigeno per il bilancio: così i conti respirerebbero, l’acquisto di Conceiçao diventerebbe possibile e Giuntoli si siederebbe al tavolo con il Psg per Kolo Muani con qualche carta in più. Ma c’è altro: arriverebbe uno sponsor da 20-25 milioni annui e anche un paio di acquisti mirati, come Hancko in difesa e un attaccante. Piace sempre Jonathan David: il canadese a giugno si libererà dal Lilla, ma tra ingaggio, commissioni e bonus alla firma ci vogliono una trentina di milioni per convincere lui e il suo entourage. Con il 4° posto si sistemerebbero anche altre questioni tecnico-societarie: Tudor andrebbe a giocarsi il Mondiale con la prospettiva di essere confermato in caso di raggiungimento degli ottavi (il girone con Al-Ain, Wydad e Manchester City dovrebbe aiutarlo), Exor eviterebbe di mettere altri soldi sul piatto oltre i 15 milioni per accantonare lo stipendio di Thiago e lo stesso Giuntoli, l’architetto che ha costruito questa squadra, si metterebbe al riparo da eventuali sorprese. Ci sarebbe, in sostanza, un lieto fine.

Juve, piano B

Senza Champions servirà un’altra rivoluzione in panchina a luglio, con il peso di andare a giocare il Mondiale negli Usa con un tecnico già sfiduciato. Tutti i dirigenti, poi, finirebbero in discussione: Elkann, nel frattempo tornato centrale nell’economia delle cose bianconere, potrebbe pretendere dei cambiamenti nell’organigramma. Exor, in qualsiasi caso, non lascerà da sola la Signora: in caso di fallimento dell’obiettivo 4° posto ci sarebbe un importante aumento di capitale per contenere le perdite e le risorse per il mercato verrebbero drasticamente ridotte come negli ultimi due anni con Allegri. Potrebbe essere necessario, a quel punto, il sacrificio di un big: oltre a Vlahovic, da cedere senza rinnovo per evitare un addio da svincolato nel 2026, la Juve potrebbe far cassa lasciando partire uno tra Yildiz e Cambiaso, cioè i calciatori più appetibili dalle big internazionali. Il mancato raggiungimento della Champions peserebbe anche nella ricerca di sponsor, oltre che nel garantire le cifre necessarie per gli acquisti di Conceiçao e Kolo, improbabili senza la partecipazione al torneo più prestigioso. Allora sì che sarebbe un vero «anno zero».

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