Tudor perde la sua prima partita e crolla l’impalcatura che si stava costruendo attorno alla sua permanenza sulla panchina bianconera. In Italia siamo fatti così: alla prima sconfitta, vogliamo esonerare gli allenatori; e con due vittorie in tre partite, li trasformiamo in apprendisti Guardiola. Anche se il croato merita. Uno che dichiara «le partite non si vincono solo con gli schemi» va tenuto d’occhio. Può regalare soddisfazioni. Ma credere alla sua permanenza sulla panchina della Juventus è un esercizio che ci ha ricordato lo sforzo di quei bambini ai confini dell’adolescenza che si vedono costretti a mostrarsi sorpresi ed eccitati per Babbo Natale pur di non deludere i genitori. Fatto sta che è arrivata la prima sconfitta della sua gestione. Eppure nel pre-partita era ri-apparso Giuntoli che a proposito di Tudor aveva detto: «Saremmo tutti molto contenti di proseguire insieme». Il tempismo è tutto nella vita. La Juventus ha perso 1-0. Poteva starci anche un pareggio ma più per la mole di gioco che per numero di occasioni effettivamente create. Alla fine della fiera, i bianconeri sono stati realmente pericolosi due volte: dopo 33 secondi con Locatelli e nel finale con Conceiçao. Proprio l’ingresso di Conceiçao ci riporta alle scelte tecniche.
Tudor ha proposto dal primo minuto la coppia Vlahovic-Kolo Muani. Poi, però, nell’intervallo ha dovuto rinunciare al serbo per infortunio. E ha optato per il portoghese. Yildiz (reduce da un infortunio) l’ha fatto entrare un po’ più tardi. La Juventus in qualche occasione ha provato a verticalizzare ma ha giocato a ritmi bassi, non è stata quasi mai in grado di accelerare. E il Parma non ha regalato nulla. Ora, sia chiaro, nessuno è attrezzato per i miracoli. Tudor ha il merito di aver rimesso in carreggiata una squadra che era avviata al naufragio. A cinque giornate dalla fine, i bianconeri sono pienamente in corsa per il quarto posto che vale la Champions. Sono quinti a pari punti con la Lazio e a una sola lunghezza dal Bologna.
Tra due partite ci sarà Bologna-Juventus. Tutto è ancora possibile. In campo non c’era solo la Juve. Il Parma merita due menzioni. La prima è per Chivu che ha tirato la squadra fuori dalle sabbie mobili dell’allegro giochismo di Pecchia. Ha disputato otto partite: ne ha persa solo una (a Udine), ne ha pareggiate cinque (tra cui spiccano quelle contro Inter e Fiorentina) e ne ha vinte due (contro Bologna e Juventus, non male). E ieri dopo dieci minuti ha dovuto sostituire Bernabé e Vogliacco per infortunio. La seconda citazione è per Mateo Pellegrino l’autore del gol. È un attaccante d’area classico. Non raffinato ma efficace. Non vorremmo esagerare però ha un che di Crespo. In area si fa rispettare. Non è veloce, altrimenti non avrebbe temporeggiato in contropiede nell’uno contro uno con Locatelli che non è proprio un fulmine di guerra. Tutto non si può avere. Ha segnato di testa. Ha la doppia nazionalità: spagnola e argentina. Si chiama Mateo come Retegui. Mancini ct avrebbe già sguinzagliato gli 007 della Federcalcio alla ricerca di antenati italiani.