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Juve, Tudor si gioca il futuro nelle prossime due: i piani e i retroscena di Giuntoli

Il tecnico bianconero sotto la lente d’ingradimento, in ballo c’è anche il Mondiale. Elkann poi deciderà

Non c’è tempo. Igor Tudor l’ha ripetuto dal primo giorno di lavoro alla Continassa: «Qui non ne abbiamo - ammise durante la prima conferenza stampa - qui si deve crescere in fretta e vincere». Ha parlato in modo chiaro, ha spiegato, ha normalizzato, ha rassicurato e ha convinto i calciatori che parevano disorientati dai metodi di Motta. Poi ha promesso: «Se mi seguite e avanziamo insieme, ce la faremo». Igor si è sempre sentito forte grazie ai numeri. Del resto, è specializzato negli avvii sprint: con la Lazio ha fatto 18 punti in 9 partite, a Marsiglia nelle prime 9 conquistò 7 successi e, prima ancora, sulla panchina del Verona collezionò 15 punti nello stesso arco temporale superando Roma, Lazio e Juve e pareggiando a Napoli. La matematica, anche stavolta, gli offre un assist notevole: nelle prime sette gare alla Juve, i punti sono stati 12 ma battendo Udinese e Venezia arriverebbe a 18, con la media di 2 punti esatti a match, scrivendo la parola fine sul campionato a quota 70, giusto giusto la soglia che negli anni passati è servita per conquistare la qualificazione in Champions.

Il futuro di Tudor con la Juve

Motta aveva lasciato la Juve quinta e a 58 punti. Tudor, vincendo le prossime due, punta a chiudere quarto, raggiungendo così l’obiettivo fissato dalla società. Questo dovrebbe bastargli, almeno in teoria, a guadagnarsi la conferma. «Ha avuto un bellissimo impatto e lo sta confermando. La volontà di continuare con lui c’è, poi vedremo dopo il Mondiale per Club», ha detto ieri il direttore tecnico Giuntoli. La decisione finale non sarà così scontata. L’ultima parola sulla questione spetterà infatti a John Elkann, l’ad di Exor che il 23 marzo ha dato il benservito a Thiago favorendo l’avvicendamento tecnico e mettendo sul piatto le coperture finanziarie per procedere con l’esonero. La Juventus ha garantito a Tudor la conferma automatica in caso di piazzamento Champions; per restare padrona del proprio destino, però, si è garantita una “clausola di salvaguardia” potendo comunque chiudere il rapporto entro il 30 luglio. La verità è che il club non si è voluto legare, almeno non subito, a un tecnico preso in una situazione di enorme emergenza. Oltre al piazzamento in classifica, la proprietà vorrebbe valutare il lavoro dell’allenatore a 360 gradi: dalla qualità del gioco espresso al rapporto con il gruppo, fino alla comunione d’intenti con i dirigenti. Per divergenze con delle società, del resto, Tudor si è già dimesso due volte in carriera: ai tempi del Marsiglia e pure l’anno scorso al termine del campionato con la Lazio, quando chiese la cessione di diversi calciatori ritenuti viceversa centrali nel progetto da Lotito. 

La Juventus è comunque molto soddisfatta del lavoro portato avanti dal croato, del quale un po’ tutti a Torino apprezzano la concretezza e la serenità nella gestione. La stima e la gratitudine, però, potrebbero non bastare. Com’è normale che sia, alla Continassa si stanno guardando intorno, studiando vari profili e valutando pro e contro di un eventuale cambio tecnico in vista della prossima stagione. Nulla è ancora deciso e tutto è ancora aperto. Quello che succederà nei prossimi 180 minuti, insieme alla valutazione del percorso del Mondiale per Club, schiarirà le idee in un senso o nell’altro. 

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