Un super primo tempo, una ripresa difficile, un altro gol beccato ad inizio secondo tempo (un vecchio vizio). E’ stata una Lazio bella a metà, Pioli si può comunque godere una squadra matura, con una identità precisa. Una squadra capace di adattarsi anche agli avversari. Non è solo una Lazio fine a se stessa: «Abbiamo sofferto? Credo solo sulle palle inattive, il Napoli ha preso più campo nel secondo tempo, ma questo ci stava. C’è rammarico, non dovevamo uscire alti, dovevamo stare più attenti nell’azione del gol subito, la linea difensiva si è aperta troppo. La squadra ha giocato, ci ha creduto sino alla fine, l’ultimo passaggio di Parolo, per due centimetri, non ha permesso a Cataldi di colpire». Lazio e Napoli si sfidano anche per la Champions: «Ce la siamo giocata così come accaduto in campionato. Il Napoli è costruito per il terzo posto e anche di più, noi siamo all’inizio del cammino. Proveremo a fare più punti possibili, vogliamo l’Europa, ci sarà da spingere, non sarà facile».
Felipe Anderson è sempre più una stella: «Credo possa migliorare tanto, può essere ancora più lucido nelle scelte e continuo nei 90 minuti. Sul futuro? In questo momento non ci interessa ciò che sarà, stiamo lavorando sul presente, per centrare il nostro obiettivo. Del mio futuro con la società si parlerà solo quando sarà concluso il campionato». Le scintille. Pioli è stato un vero dodicesimo uomo, è uscito dal campo inzuppato. E’ partito col completo d’ordinanza, nonostante la pioggia battente ha indossato soltanto un piumino. Pioli ha guidato la truppa stando in piedi davanti alla panchina, ieri era particolarmente agguerrito, è anche entrato in contatto con De Guzman dopo il fallo di Albiol su Klose. De Guzman gli ha messo le mani addosso, l’allenatore della Lazio l’ha pregato (con modi decisi) di smetterla. E’ tutto rimandato al ritorno.