ROMA - Leggi i dati sconfortanti della prevendita di Lazio-Roma (tagliandi acquistati: 8 mila scarsi che, aggiunti ai 14 mila abbonati, non raggiungono al momento quota 22 mila presenze). Ricordi che, all’andata, sugli spalti erano in 28 mila, un altro record negativo e il pensiero corre a ”Di padre in figlio”, stadio Olimpico, 23 maggio 2016, omaggio agli Eroi dello scudetto ’74 e a quelli del -9. Biglietti già venduti: 16 mila. Affluenza prevista, secondo un calcolo per difetto: almeno 40 mila spettatori. Ma potrebbero essere anche molti di più. All’evento mancano meno di due mesi, però una considerazione balza evidente: questa è già un’altra sconfitta di Lotito, della sua gestione societaria, della desertificazione del rapporto con il primo, autentico e più grande patrimonio della Lazio: i suoi tifosi.
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Gli stessi che allo stadio non mettono più piede sia per protestare contro la segmentazione delle curve, dopo la tessera del tifoso il più micidiale sfollagente mai inventato a Roma sia per manifestare tutto il loro dissenso dalla conduzione del club che vive nel limbo di una stagione tutta sbagliata: sconfitta nella finale di Supercoppa con la Juve; eliminazione nel preliminare di Champions League per mano del Bayer Leverkusen; eliminazione nei quarti di Coppa Italia per mano della Juve; eliminazione negli ottavi di finale di Europa League ad opera dello Sparta Praga; ottavo posto in classifica a 8 giornate dalla fine, con 42 punti, 18 in meno rispetto alla Roma terza. Ma c’è qualcosa di più importante e di più prezioso, rispetto ai risultati sportivi: ci sono i tifosi della Lazio, che di padre in figlio, trasmettono la loro passione e il loro attaccamento alla squadra. Più forte di tutto. Caso mai qualcuno l’ avesse dimenticato.
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