Corriere dello Sport

Rendi la tua esperienza speciale

Home

Calcio

Formula 1

Moto

Motori

Basket

Tennis

Altri Sport

Stadio

Foto

Video

Corriere dello Sport

LIVE

Lazio Memories, Camolese: «Quel pallone imperdibile...»

«Lo recuperai nell’ultima azione di Lazio-Campobasso e lo difesi con i denti»

ROMA - Il suo pallone d’oro è un pallone imperdibile: «Mancava poco alla fine, all’impresa del -9». Ultima azione: «Se non fu l’ultima fu la penultima. Non ero un gigante, non ero un saltatore. Vincevamo 1-0 contro il Campobasso, davanti alla nostra porta si precipitarono in 11, portiere compreso, per battere un corner. Io rimasi al limite dell’area». Giancarlo Camolese era al posto giusto e non poteva fare la cosa sbagliata. A lui si deve l’ultimo recupero nell’anno dei recuperi. Il 5 luglio 1987 gli è venuto il fiatone per star dietro a quel pallone. Era il più pesante e l’ha portato al sicuro: «Vidi la palla andare verso l’esterno, pensai solo di arrivarci per primo, di difenderla con le unghie e con i denti. Corsi per raggiungerla, la presi».

TUTTO SULLA LAZIO - TUTTE LE NEWS MEMORIES

Quella palla l’ha difesa, l’ha salvata e lei se ne stette buona buona tra i suoi piedi. Con Camolese attraversò il campo, il tempo, una stagione infinita. Scivolava veloce, era troppo importante per essere calciata sulla luna o finire “banalmente” in una porta: «Quando la presi sentii rumoreggiare i nostri tifosi - ricorda Camolese - ero talmente stanco e concentrato da non accorgermi che il portiere del Campobasso non era in porta. Dissi tra me e me “tengo la palla, vado verso la bandierina, faccio trascorrere il tempo". I laziali mi chiedevano di tirare, di segnare. Non ho mai avuto un grande tiro, ho iniziato a correre il più lontano possibile. Di tiri ce ne sarebbero voluti due per centrare la porta da quella posizione, per giunta il 5 luglio dopo tante fatiche». Giancarlo Camolese, classe 1961, ex centrocampista, una vita da mediano a recuperar palloni e a giocare generoso, sente ancora il rumore dell’impresa: «L’arbitro era Casarin, dopo quel recupero mi ritrovai a due passi da lui. Lo vidi mentre avvicinò il fischietto alla bocca e decretò la fine di Lazio-Campobasso (1-0, ndr). Era tutto finito, ce l’avevamo fatta. Eravamo salvi. Non dimenticherò mai quel fischio».

Leggi l'articolo completo sul Corriere dello Sport Stadio in edicola

LAPADULA VUOLE LA LAZIO

Corriere dello Sport in abbonamento

Insieme per passione, scegli come

Abbonati all'edizione digitale del giornale. Partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi