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Festa Lazio all'Olimpico: ignorati Eriksson e Cragnotti

Nella grande festa di ieri a sorpresa non hanno trovato spazio i patron dei due scudetti, già sminuiti in settimana dalle dichiarazioni di Claudio Lotito (anche lui assente dalla carrellata delle onorificenze)

Altro che coreografia, è stato un viaggio nella storia. Il tempo si è fermato alle 17.52, pochi minuti prima del fischio d’inizio. L’Olimpico si è trasformato in un registratore: stop, rewind, fino al 1900. E poi avanti, per arrivare ai giorni nostri e al centoventesimo compleanno. Uno show organizzato dalla Curva Nord e dalla Polisportiva, la più grande d’Europa con le sue 79 sezioni, e che ha coinvolto anche i Distinti adiacenti. L’aquila Olympia, quando lo spettacolo stava per cominciare, era appena atterrata in Sud invece di planare sul trespolo posizionato a metà campo: voleva godersi la scena dalla parte opposta. Mentre il falconiere Bernabé la andava a recuperare è partito il gioco di luci: tutti gli occhi del pubblico (poco più di 35 mila spettatori) verso la Nord, dove il maxischermo completava l’evento pre-gara. Lì, i volti degli atleti più importanti si alternavano una volta annunciati dallo speaker dello stadio: il loro corpo era completato da un colletto vintage dipinto su una bandiera posta appena sotto il display luminoso e dal resto della divisa, realizzata grazie ai cartoncini colorati. La scritta “120 anni d’amor, 1900-2020” abbracciava la mezzaluna dell’Olimpico. Un'altra, "Lazio Patria Nostra", è stata adagiata alla base del settore per l'intero match.

Festa Lazio all'Olimpico: dimenticati Eriksson, Lenzini e Cragnotti 

E allora eccoli, proiettati, gli uomini che hanno reso grande la Lazio: dal fondatore Luigi Bigiarelli a Simone Inzaghi, bomber del 2000 e allenatore con già tre trofei nel curriculum. Toccate le squadre più rappresentative. Tra i tanti Ancherani, il generale Vaccaro, Piola, Gradella, Sentimenti IV e Governato. Poi il “Maestro” Maestrelli e la sua banda: Pulici, D’Amico, Re Cecconi e Chinaglia. Giuliano Fiorini, autore del "gol più importante della storia". Vincenzo Paparelli e Gabriele Sandri, i due angeli della tifoseria biancoceleste. E ancora: Signori a precedere Mihajlovic, Nesta e Simeone, eroi del secondo tricolore. Omaggiati anche i dieci ori olimpici e i campioni delle altre discipline (compresi Fausto Coppi e Carlo “Bud Spencer” Pedersoli). A sorpresa non ha trovato spazio Eriksson, così come Lenzini e Cragnotti, i patron dei due scudetti, già sminuiti in settimana dalle dichiarazioni di Claudio Lotito (anche lui assente dalla carrellata delle onorificenze).

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