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Caicedo, l'uomo in più

                                             

Non era finita domenica a Torino, sul 3-2 per i granata, e non era finita ieri sera a San Pietroburgo sull’1-0 per lo Zenit. Non è mai finita quando in campo c’è la Lazio e soprattutto quando Inzaghi decide di chiedere aiuto a Caicedo, l’uomo in più della squadra biancoceleste.

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E come già era accaduto nell’ultima partita di campionato, ancora Felipe ha guidato la carica e realizzato il gol del pareggio che apre le porte della possibile qualificazione agli ottavi di Champions. La Lazio non aveva mai tirato in porta, s? ancata dalla fatica, dalle assenze e dalle polemiche, aveva subìto i russi in avvio e non era riuscita a rialzarsi fino al doppio ingresso decisivo, ancora una volta dalla panchina: fuori Fares e Muriqi, i peggiori fino a quel momento, dentro Pereira e, appunto, il Panterone che ha cambiato la partita. Sempre pronto a difendere il pallone e a giocarlo nel modo più intelligente, Caicedo a otto minuti dalla fine ha piazzato un sinistro delizioso dopo aver avviato l’azione. Molto più talentuoso e completo del compagno che ha sostituito, l’ecuadoriano si sta specializzando in questo suo personalissimo “entro e segno”: una specie di Altafini dei giorni nostri, con tutto il rispetto per la carriera dell’attaccante brasiliano, che dopo aver vinto tutto si era ritagliato uno spazio importante proprio come riserva. È curioso che anche durante l’ultimo mercato, come in quello precedente, la Lazio abbia cercato di vendere Caicedo per liberare un posto in lista: eppure Felipe ha sempre fatto il suo, decidendo più di una partita (a Cagliari, per esempio, all’ultimo secondo come domenica a Torino) e mettendosi sempre a disposizione con grande professionalità e serietà. Tante panchine, molti gol e mai una discussione, nemmeno quando il club gli ha messo davanti Muriqi, al quale va comunque dato il tempo per ambientarsi e ritrovare la condizione.

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Ma proprio perché Caicedo aveva sempre dato il suo prezioso contributo da terzo attaccante alle spalle di Correa e Immobile, ancora oggi è difficile capire il motivo per cui la Lazio abbia investito una cifra che si aggira intorno ai venti milioni, inusuale per il target Lotito, per Muriqi e non li abbia spesi per un difensore di livello da affiancare ad Acerbi. Aveva trattato Kumbulla a lungo, prima di farselo sfilare dalla Roma, e ha poi scelto di riportare Hoedt a Formello prima di spostare i soldi sull’attaccante kosovaro, per ora ancora in ombra e, anzi, in difficoltà in una squadra così tecnica come la Lazio dove l’uno-due al volo è un marchio di fabbrica.

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Il punto di San Pietroburgo può diventare decisivo per il passaggio del turno dei biancocelesti, che affronteranno in casa Bruges e Zenit, magari con Immobile se un giorno Ciro risulterà negativo al tampone Uefa. Ma questa è un’altra storia e si vedrà.

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