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Reina: "Non mi aspettavo una vittoria così nel derby. Ritiro? Non ci penso"

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Il portiere della Lazio si gode il momento e si rilancia: "Finché mi diverto resto qui. Nazionale? Non ho ancora chiuso la porta..."

ROMA - Si gode il momento magico anche Pepe Reina. Alla Lazio ormai è diventato il titolare di Simone Inzaghi. Sorridente, felice e anche decisivo in un intervento nel derby vinto dai biancocelesti contro la Roma. Il portiere, a Radio Marca, ha commentato dopo la sua prima stracittadina giocata e vinta: "Il risultato qui si sente moltissimo perché si tratta di una rivalità importante. Siamo usciti vittoriosi. Il tre a zero è stato una sorpresa perché loro partivano favoriti. In classifica la Roma sta sopra di noi e hanno avuto più costanza. Ma in un derby non ci sono favoriti anche se gli scommettitori puntavano su di loro".

Ora è il titolare

"È sempre meglio giocare ed essere protagonista. Quando si vincono titoli, una cosa è farlo dalla panchina e un'altra dal campo. Però questo è uno sport collettivo e anche l'ultimo calciatore è importante. In campionato la Juve sta ancora un gradino sopra, ma ora c'è più concorrenza con tante squadre che lottano per stare in cima e noi siamo tra loro. La Lazio? Venivo da una mezza stagione molto intensa all'Aston Villa, salvare la squadra era la mia priorità. Ma volevo continuare a essere protagonista. Qui ho firmato sapendo che la competizione sarebbe stata sana. Ho giocato più partite rispetto a quelle che mi aspettavo e spero le cose proseguano in questo modo. Con il Covid-19 siamo stati più a casa che fuori. Per il poco che abbiamo visto Roma è una città con tanta bellezza, storia e angoli meravigliosi. Cambi frequenti? Mia moglie ha più pazienza di un santo. Siamo stati sempre bene e questo grazie alla generosità di mia moglie e dei miei figli che non si sono mai lamentati. I miei figli parlano inglese, castellano e italiano perfettamente e questo gli permetterà di essere gente per bene nel futuro. La pandemia? I livelli di contagio sono molto simili in Spagna e Italia, forse un po' più bassi del Regno Unito. Vediamo se con il vaccino usciremo da questa situazione. Il Paese è suddiviso in zone e la regione Lazio è arancione, con vincoli ben precisi, coprifuoco alle 10 e ristoranti chiusi. Ci resta solo da essere pazienti. Stadi vuoti? L'intero campionato si gioca a porte chiuse. Bisogna essere molto più forti mentalmente perché ci sono momenti in cui il pubblico fa in modo che esca il meglio di te, anche l'adrenalina è diversa".

Ritiro lontano

"Non oso mettere una data di scadenza. Mi sto divertendo molto, anzi ogni giorno molto di più perché ho la consapevolezza che mi resta meno. Se sono due o tre anni, perfetto, ne approfitterò. Quando non sentirò più le farfalle, mi sposterò verso altro. L'idea è quella di continuare a competere al massimo livello finché riuscirò. Se farò tre o quattro anni alla Lazio finirò qui e sarò contento. Carriera? Ho avuto la fortuna di poter scegliere. Il mio agente Manolo Garcia mi ha sempre aiutato molto e ho avuto la fortuna di essere competitivo e di lottare per cose belle. Si tratta di cercare nuove sfide sempre. Nazionale? Le porte sono sempre aperte, non lascerò mai la Nazionale prima che lei lasci me. Adesso è difficile perché c'è gente più giovane e molto forte. In Spagna ti posso assicurare che ce ne sono molto bravi allo stesso livello di Ter Stegen, Oblak e Courtois. Con Neuer, Donnarumma e due o tre in più parliamo di élite mondiale. Idolo d'infanzia? Zubizarreta. Molina fu il portiere che cambiò modo di giocare e lo specchio dove vedersi è stato lui nel calcio moderno".

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