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Lazio, Wilson per sempre: da sconosciuto a simbolo

Iniziò con il calcio in Serie D, poi la grande chiamata dei biancocelesti. Capitano indimenticabile e scudiero di Chinaglia 

ROMA - Quella di Pino Wilson è una storia romantica e affascinante. Parte da Darlington, cittadina inglese grigia, scura, industriale. Continua sotto il bel sole di Napoli e finisce a Roma, città eterna. Pino nasce in Inghilterra da una donna napoletana e un soldato inglese spedito in Italia durante la seconda guerra mondiale. Cresce all’ombra del Vesuvio, inizia a giocare a calcio nella squadra aziendale della Cirio, in Serie D. Poi il passaggio all’Internapoli e nel 1969 la chiamata della Lazio.

Lazio, addio a Pino Wilson

Wilson-Chinaglia e l’amore per la Lazio

“Chinaglia è stato per me un compagno d'avventura e di vita. Ci siamo conosciuti nel '67 e abbiamo avuto una carriera parallela, prima con l'Internapoli, poi con la Lazio e infine ai Cosmos”. Pino e Long John crescono e diventano uomini insieme. Sono loro i figli sportivi del tecnico Maestrelli. Insieme conquistano pure la Nazionale disputando il Mondiale del 1974. Uno difensore aggressivo, puntuale, non tanto alto, ma incredibilmente efficace e con un grande senso della posizione. Insomma, il classico libero di un altro calcio. Il secondo è scatenato, bomber, potente, una forza della natura. Due acquisti azzeccati di Umberto Lenzini, patron della prima Lazio scudettata. Famosi pure a New York: Pino è il miglior giocatore del Soccer Bowl nel 1978.

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Il Capitano della Lazio

Wilson ha collezionato 11 stagioni in biancoceleste. Era, è e sarà capitano di una Lazio ideale tramandata da padre in figlio. Pino è stato capitano di tanti padri e nonni laziali, che hanno raccontato la sua storia e quella della banda Maestrelli alle loro successive generazioni. Quei calciatori sono tipo leggende, figure mitologiche. I racconti si sono moltiplicati, le gesta già eroiche, diventate magiche e fantasiose. “Con quella squadra il capitano serviva solo per avere l’impatto con l’arbitro e con ciò che era all’esterno. La mia figura era soprattutto per tutto ciò che ci circondava, ma per i miei compagni non c’era certo bisogno di un leader". Wilson è capitano di una squadra che non ha bisogno di un capitano. La storia appare ancora più incredibile. Gli "illustri sconosciuti" vincono e sono ricordati per l’eternità. E così si sono trasformati in simboli. L'addio di Pino al calcio, tra calcioscommesse e polemiche, accade nel 1980. Opinionista, sempre vicino al mondo Lazio, è rimasto per sempre con quella maglia numero 4 addosso.

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