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Felipe Anderson, il jolly bionico che piace a Sarri

Marco Rosi / Fotonotizia

Dal suo ritorno è quasi arrivato a due stagioni di fila senza saltare nemmeno una partita  

Non è più "Felipetto". Non coccolatelo, non ne ha bisogno. Non merita diminutivi, né di essere sminuito. Ma quale discontinuo, ad avercene di calciatori così costanti. Felipe Anderson è diventato trascinatore. Altro che luce a intermittenza, da quando è tornato alla Lazio ha tenuto sempre acceso l'interruttore. Hanno contribuito la fiducia dell'allenatore e l'integrità fisica, è quasi arrivato a due stagioni di fila senza saltare nemmeno una partita. Mancano 4 giornate alla fine, scongiuri a parte chiuderà il campionato avvicinandosi alla soglia delle 100 presenze consecutive in biancoceleste. Non ha mai rifiatato, nel reparto offensivo a giro si sono fermati tutti i compagni, lui al contrario non ha conosciuto la parola riposo.

La Costanza di Felipe

Quest'anno è cresciuto anche il rendimento, a prescindere dal ruolo in cui è stato impiegato. Esterno destro o falso nueve, si è adattato alla nuova posizione quando è mancato Immobile, ha tirato fuori un'altra versione convincente di sé, che forse nemmeno conosceva. Certo, rimane un esterno e non gli si può chiedere di trasformarsi in Ciro. È stato comunque una garanzia contro l'emergenza, il brasiliano. Non si è infortunato mezza volta e il giudice sportivo ne ha perso le tracce. Felipe Anderson ha compiuto 30 anni lo scorso 15 aprile, li dimostra nella testa, meno nel fisico. Scatti brucianti, corse e rincorse nella doppia fase. Il calciatore più in forma dell'intera rosa, è stato uno dei pochissimi a salvarsi (forse l'unico) nella trasferta con il Milan. Sempre a San Siro, una settimana prima con l'Inter, aveva sbloccato il risultato con un destro dal limite. Una giocata che si è rivelata inutile solo per la rimonta dei nerazzurri nella ripresa. 

Doppia cifra

È stata una rete significativa a livello personale, subito dopo ha aggiunto il destro vincente con il Sassuolo nel turno infrasettimanale. Stop perfetto sul lancio di Marcos Antonio e tiro preciso in diagonale. È salito a 9 gol in campionato (12 complessivi contando le coppe), gliene basta un altro per toccare il record di marcature registrato nella Serie A 2014-2015, quella della sua esplosione con Pioli in panchina. Un momento in cui era imprendibile: chiuse a quota 10, non è più riuscito a ripetersi, a toccare la doppia cifra in carriera. Anderson, 9 timbri, li aveva siglati anche con la maglia del West Ham nella prima annata in Premier League (2018-2019). L'inizio in Inghilterra fu brillante, niente a che vedere con le successive stagioni con gli Hammers e poi in prestito al Porto. Hanno però aperto le porte all'esperienza-bis a Roma.

La maturazione

È rinato tornando alla Lazio. Ora è dei più esperti dello spogliatoio, sempre pronto a spremersi in campo. Non si dedica più soltanto alla produzione offensiva, adesso lotta e contrasta, si sacrifica a protezione della porta biancoceleste. Contro il Sassuolo ci ha messo la firma e il corpo per respingere gli ultimi assalti neroverdi. Un atteggiamento da elogiare e prendere come esempio. Altro che "Felipetto", questo è un leader da tenersi stretto.

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