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Lazio, contro il Torino ultima chiamata per l'Europa

La rincorsa Champions sempre più complicata: Sarri prova a tornare a meno 1 dalla Roma, ma deve giocare sempre con gli stessi uomini  

Per la Champions, senza cadere dal letto e svegliarsi sudati di notte immaginando la finale di Wembley, può essere l’ultima chiamata. Sarri ha un solo risultato nel recupero di stasera a Torino: battere i granata per scavalcare almeno la Fiorentina e riportarsi a meno 1 dalla Roma, salita al sesto posto, cancellando l’asterisco della partita in meno. Mica è facile, forse si può sostenere il contrario. Mettere sotto Juric sarebbe una mezza impresa e, nel caso, è tutto da dimostrare che possa riaprire il discorso per il quarto posto. Il sorpasso firmato dal capolavoro di Zirkzee ha scavato un baratro all’Olimpico: la Lazio, dal sogno degli ottavi con il Bayern Monaco, si è ritrovata a meno 8 da Bologna e Atalanta, senza considerare il saldo negativo nei confronti diretti. Il campionato non si può ancora definire compromesso, ma ribaltare la classifica equivarrebbe a scalare l’Everest con le scarpe da ginnastica. L’emergenza infortuni non si placa. Zaccagni non è ancora pronto. Rovella è stato fermato dalla pubalgia. Patric è tornato nell’infermeria da cui non ha fatto in tempo a uscire Vecino. Sarri, di fronte ai granata, potrebbe riproporre gli stessi undici impiegati con Bologna e Bayern o quasi, cambiando solo uno dei due terzini con Hysaj.

Corsa Champions in salita

La panchina si è accorciata all’improvviso e la pendenza aumenta: lunedì il posticipo con la Fiorentina, la sera del primo marzo arriverà il Milan all’Olimpico e poi, facendosi il segno della croce, i biancocelesti si presenteranno in Baviera per il ritorno con i fuoriclasse tedeschi. Tutti appuntamenti da dentro o fuori senza possibilità di rifiatare. Lotito, per l’ennesima volta e dopo vent’anni, nella stagione in cui era in corsa su quattro fronti (ci mettiamo anche la Supercoppa), ha rinunciato al mercato invernale e si è presentato a febbraio con la coperta striminzita. Nessuna sorpresa, come raccontava con precisione assoluta la storia della sua gestione. Di sicuro la coincidenza astrale del calendario, senza chiamare in causa la Lega, non ha aiutato. La discontinuità di rendimento ha fatto il resto. La Lazio ha perso due delle ultime tre partite di campionato (con Bologna e Atalanta) ma in trasferta ne ha vinte tre su quattro (Empoli, Udinese e Cagliari). Ora c’è il Toro.

Sarri-Juric a confronto

Sarri ha sempre sofferto il confronto con Juric. Appartengono a due scuole filosofiche e di pensiero calcistico opposte. Il tecnico croato, figlio di Gasp, punta sui duelli a tutto campo. Uomo contro uomo, sono pressioni asfissianti, non c’è modo di palleggiare e di ragionare. Serve una condizione ottimale per rispondere dal punto di vista fisico ai tamponamenti continui. La scappatoia è un fraseggio brillante, uno o due tocchi al massimo per venire via dal traffico, anticipando lo scontro. Sarri, in fase di non possesso, “copre” la palla, unico riferimento per la squadra, chiamata a muoversi in sincronia, con un solo cervello. Si disinteressa di posizioni e di duelli, contano le distanze, si va a tempi di reazioni, non guardando gli uomini se non in ultima battuta.

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