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Lazio, quattro sì dai cambi in corsa

Marco Rosi / Fotonotizia

I precedenti avvicendamenti del presidente Lotito hanno portato sempre buoni risultati per la squadra

ROMA - Cambia poco Lotito, ma quando lo fa, generalmente gli effetti sono positivi. Non è successo tante volte, perché nel momento in cui prende una scelta, in linea di massima l'idea è quella di portarla avanti nel tempo, per anni. Un discorso che vale pure per quanto riguarda gli allenatori, visto che nei suoi vent’anni alla guida della Lazio sono 9 fino a oggi quelli che hanno ricoperto questo ruolo (escludendo dal conteggio Marcelo Bielsa, che a Formello non si è mai visto, e Giovanni Martusciello, vice-Sarri traghettatore solo per il match a Frosinone). Ci sono stati Mimmo Caso, Giuseppe Papadopulo, Delio Rossi, Davide Ballardini, Edy Reja, Vladimir Petkovic, di nuovo Reja, Stefano Pioli, Simone Inzaghi e Maurizio Sarri. Ora è il turno di Igor Tudor, il numero 10 di questo elenco, il quinto arrivato a campionato in corso.

Lotito, i precedenti cambi in panchina

E i casi precedenti lasciano ben sperare, visto che tutti quelli che sono subentrati sono riusciti a fare meglio rispetto a chi li aveva preceduti, lasciando la Lazio in una situazione di classifica analoga o migliore. Il primo, nell'anno del debutto di Lotito alla presidenza del club (2004/05), è stato Giuseppe Papadopulo, che prese in mano la squadra al 15esimo posto da Mimmo Caso e chiuse il campionato in 13esimo, alzando la media punti da 1,06 a 1,23 a partita. A seguire, cinque anni più tardi (2009/10), toccò a Edoardo Reja risollevare le sorti di una Lazio pericolosamente 18esima, subentrando a Ballardini e portandola in 12esima posizione, alzando la media punti da 0.96 a 1,60. Nel torneo 2013/14 fu ancora lo Zio Edy a togliere le castagne dal fuoco, rilevando al decimo posto una squadra orfana di Vladimir Petkovic (licenziato perché promesso sposo della Svizzera), che viaggiava alla media di 1,18 punti a match: chiuse quell'anno nono e con un andamento di 1,71 punti ogni incontro. Lo stesso ritmo tenuto da Simone Inzaghi nelle ultime gare della stagione 2015/16, migliorando quello da 1,35 del suo predecessore Stefano Pioli: l'attuale tecnico dell'Inter prese la Lazio all'ottavo posto e chiuse il campionato nel medesimo, creando però i presupposti per iniziare un lungo ciclo che regalò grandi soddisfazioni.

L’arrivo di Tudor

Adesso tocca a Tudor proseguire questo trend positivo. Proprio lui, che in tutte le sue precedenti esperienze in Serie A ha già dimostrato di essere uno specialista negli ingressi a campionato in corso. Lo ha fatto per due volte con l'Udinese, salvando i bianconeri in due anni consecutivi prendendoli in situazioni complicate: prima subentrando per le tre partite finali a Massimo Oddo (che aveva preso in precedenza il posto di Luigi Delneri) e poi per le ultime 9 gare a Davide Nicola (a sua volta subentrato a Julio Velazquez). Lo stesso ha fatto poi a Verona, entrando in carica alla quarta giornata dopo l'esonero di Eusebio Di Francesco e portando l'Hellas, con un calcio entusiasmante, a chiudere il torneo al nono posto in classifica.

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