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Maestro, il calcio a colori di Tommaso Maestrelli

Il docufilm ripercorre la storia di un underdog capace di vincere uno storico scudetto e di rompere il dominio degli squadroni del Nord con il suo gioco scintillante

Il docufilm "Maestro, il calcio a colori di Tommaso Maestrelli" è un viaggio sportivo e sentimentale, attraverso l’Italia del Novecento, per raccontare la vita di un uomo che ha rivoluzionato il modo di pensare e giocare al calcio. Un viaggio che riesca a spiegare come mai, a distanza di quasi cinquant’anni dalla sua scomparsa il ricordo e l’esempio di Maestrelli siano ancora così fortemente radicati nel cuore di tantissime persone.

Maestrelli profeta di un calcio ‘a colori’

Un uomo buono, dalla forza tranquilla, dotato di una grandissima umanità. Ma anche un tecnico dalle straordinarie capacità che ha saputo trasformare un manipolo di giocatori litigiosi e indisci plinati in una squadra formidabile, capace di un’impresa memorabile, a dispetto di tutto e tutti, in direzione ostinata e contraria. Una squadra passata alla storia come la Banda Maestrelli. Maestrelli è stato il primo allenatore a portare in Italia il calcio totale. Qualcosa di mai visto prima, con scelte tattiche avveniristiche. Come quella di utilizzare due terzini a piede invertito per fargli tagliare il campo in diagonale. Un calcio nuovo, democratico, dove correvano tutti come matti. Una squadra spettacolare e arrembante con scambi continui di ruoli e uno straordinario movimento corale. Una meraviglia tecnica e tattica che abbagliò l’Italia del pallone e che è stata oggetto di studio da parte di tantissimi allenatori, sia italiani che stranieri. Gianni Brera definì il calcio di Maestrelli un podismo eretico, perché la sua Lazio era irriverente e sovversiva e si opponeva alla verità rivelata del vecchio calcio e all’egemonia delle squadre del Nord. In un calcio italiano in bianco e nero, Tommaso Maestrelli vi portò il colore.

Seminatore d’oro: il record dimenticato

La sua vita è stata però costellata da tanti altri grandi traguardi, raggiunti come calciatore prima e allenatore poi. Esperienze propedeutiche per la costruzione di quella macchina perfetta che è stata la Lazio del primo scudetto. Ha collezionato più di 252 presenze in serie A, esordendovi a soli sedici anni. Nel corso della sua carriera ha indossato le maglie del Bari, della Roma e della Lucchese. Anche se il punto più alto della sua carriera lo ha toccato indossando quella della Nazionale italiana alle Olimpiadi di Londra del 1948. Come allenatore, oltre ai successi ottenuti con la Lazio, è stato protagonista di storiche promozioni con la Reggina e il Foggia, venendo premiato - unico tecnico nella storia del nostro calcio - con tre Seminatore d’oro, uno per ciascuna delle tre principali categorie professionistiche.

Padre nobile della bellezza applicata al calcio

È scomparso il 2 dicembre del 1976, a soli 54 anni. Il giorno dei suoi funerali sono venute a rendergli omaggio più di diecimila persone e nella settimana successiva la sua tomba è stata sommersa da corone di fiori arrivate da ogni parte d’Italia. Nonostante siano passati quasi cinquant’anni dalla scomparsa, i segni del suo passaggio sulla Terra sono ancora quanto mai tangibili. È stato senza dubbio uno dei padri nobili della bellezza applicata al calcio. Un uomo dal sorriso gentile che ha lasciato dietro di sé solo amore, gratitudine e rispetto in qualunque città abbia giocato o allenato e in chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo.

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