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Furia Guendouzi, il retroscena sui rigori: tutto sul caso più discusso in casa Lazio

Zaccagni (uscito), Castellanos e Dia sono i tre rigoristi. Pedro era già fuori. Nessuno si è tirato indietro: nella lista è  entrato chi se la sentiva di calciare

ROMA - Non conta l’età e neppure l’esperienza, ma soltanto come stai in quel momento e se hai la forza emotiva per reggere la pressione e andare a tirare. Può valere tutto o niente sui rigori e lo racconta la storia del calcio, non ci sarebbe bisogno di ricordare gli errori dal dischetto di Roberto Baggio e Franco Baresi nella finale mondiale di Pasadena tra Italia e Brasile. L’Empoli, tanto per dirne una, ha eliminato la Juve di Thiago Motta in Coppa Italia mandando sul dischetto per l’ultimo rigore Luca Marianucci, vent’anni, esordiente, appena 8 presenze (quella sera) in Serie A e neppure tutte da titolare. Per il Bodø ha sbagliato Berg, regista e capitano, centrocampista della nazionale norvegese, il più titolato ed esperto tra i giocatori di Knutsen. E allora?

La rabbia di Guendouzi

La risposta è semplice. Potevano segnare anche Noslin e Tchaouna, come ha spiegato Baroni senza incertezze perché sono attaccanti e hanno un bel tiro (soprattutto l’olandese), avevano detto sì quando i laziali si sono contati sul campo prima di definire la lista ed erano più freschi e riposati di altri compagni, essendo entrati in partita sul filo del novantesimo. Noslin, peraltro, aveva segnato il 2-0. Si è molto discusso ieri a Roma della gestione dei rigori e della rabbia di Guendouzi, sbottato a fine partita rientrando negli spogliatoi. “Servono gli attributi” urlava il francese, come ha riportato Sky Sport. Del Rosso, il vice di Baroni, non è riuscito a calmarlo, ma il francese è così, un concentrato di personalità, non ci sta a perdere, forse si aspettava che qualche giocatore di maggiore esperienza si presentasse sul dischetto.

La scelta sui rigori

In realtà la scelta era ristretta. Intanto, dopo l’espulsione di Helmerson, i giocatori erano 9 e la Lazio aveva escluso Lazzari dall’elenco dei possibili rigoristi. I primi tre di solito sono Zaccagni, Castellanos e Dia. Il capitano era uscito e Taty ha detto sì, convinto di poterlo tirare, anche se con i muscoli a pezzi e stravolto dai crampi. Non era stirato, ma solo stanco e si è preso la solita responsabilità. Ha avuto coraggio, finendo in lacrime. Un dato è sicuro. Non ci sono casi Falcao all’interno dello spogliatoio della Lazio: nessuno si è tirato indietro. È vero, però, che ci sono state delle preferenze e alcuni non si sono fatti avanti durante il sondaggio improvvisato da Baroni e Zaccagni. Noslin e Tchaouna hanno detto sì e la selezione appariva logica. Sul dischetto sono andati quattro attaccanti (di cui due specialisti) più Guendouzi. Pedro era fuori. Chi sarebbero gli altri presunti specialisti? Romagnoli ha tirato un solo rigore in carriera. Risale al febbraio 2018, semifinale di ritorno tra Lazio e Milan all’Olimpico: da capitano segnò il settimo e ultimo rigore a oltranza, portando i rossoneri in finale. Di Vecino non sono riportati precedenti dal dischetto nei siti specializzati.

Il precedente di Maradona e Baroni

Anche Diego Armando, seppur di rado, li sbagliava. A Napoli ricordano l’errore dal dischetto nel primo turno di Coppa Uefa, settembre 1989 al San Paolo, contro i portoghesi dello Sporting Lisbona. Prima di Maradona dagli undici metri sbagliò Marco Baroni, attuale tecnico della Lazio. La squadra di Bigon si impose 3-2 e passò il turno grazie ai rigori di Careca, Massimo Mauro e Ciro Ferrara.

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