ROMA - Oggi più di ieri. E’ una fame giovane, sempre nuova, eterna, la fame di Pedro. Lo insegna: mai smettere di essere affamati e folli come diceva Steve Jobs. Vale anche quando sei vicino ai 38 anni. I suoi ultimi due gol dicono questo, non è mai cambiato il suo modo di vivere il calcio, non ha mai smesso di chiedere di meno a se stesso. Ce n’è per tutti i gusti nei colpi che Pedrito ha regalato lunedì appena entrato. Ha iniziato a sgommare, a servire assist, a tirare in un saliscendi continuo, a disegnare curve improvvise, ad attaccare dentro l’area da centravanti aggiunto, fino a incornare, lui che non è una cima. E non l’ha fatto solo per sé, ma per gli altri, per tutti. «E’ infinito, un campione senza tempo, bisognerebbe pagare il biglietto per vederlo in allenamento. È un’opportunità pazzesca per i nostri giovani», ha detto Baroni. E Chivu, che oggi ha 44 anni, si ricordava di aver incrociato lo stesso Pedro 15 anni fa: «Un campione vero, ricordo quando ci ho giocato contro».
Pedro, i numeri
Oggi più di ieri perché questo Pedro è il miglior Pedro che s’è visto in Italia. Mai aveva segnato 12 gol tra campionato e Coppe: 8 in A, uno ogni 119 minuti, 4 in Europa. Ha firmato due doppiette quest’anno (la prima col Monza). Solo Stuani del Girona, classe 1986, è più attempato di lui tra i giocatori che hanno segnato almeno 8 volte in campionato. Pedro ha regalato alla Lazio 5 punti, gli ultimi per tenerla in corsa Champions. Ha segnato sette gol da subentrato, solo Sørloth (Atletico Madrid) ne ha segnati di più. Storica è la sua voglia di continuare a vincere in una vita che gli ha dato già tutto. Stoico è il suo non mancare mai ad un allenamento, il tentare di stare sempre vicino al suo massimo. Antica è l’umiltà con cui si avvicina ogni giorno al campo, senza sentirsi Pedro, senza fanfaronaggine.
Pedro, il futuro
Non è mai stato un mito ingombrante: «Se posso essere utile resto, altrimenti no», ripete da mesi. In estate era in uscita, ha rischiato di finire fuori rosa per via dell’overbooking nelle liste. Baroni gli ha fatto sentire fiducia: «Quando sono arrivato era assopito. Adesso è sveglio, reattivo, ha voglia. Sapevo che entrando ci avrebbe messo tanta carica, ha ritmo e vivacità». Sul futuro il tecnico non s’è esposto troppo, è tutto rinviato a fine stagione: «Non credo che ci sia un problema Pedro, anzi sta benissimo e darà un apporto fondamentale per le ultime partite. Le valutazioni su di lui le faremo alla fine, ma so per certo che è stimato da tutti, dalla società, dal presidente». Questo è il lato più amaro della vicenda, in cuor suo Pedro probabilmente immaginava di essere già dentro al futuro della Lazio e non di restare in bilico fino all’ultimo. «La Lazio è casa sua, sta vivendo una seconda giovinezza importante, è un campione, un professionista anche fuori dal campo», le parole che ha sempre speso il diesse Fabiani come attestazione di stima e affetto. Ma Pedro ha pur sempre il contratto in scadenza a giugno, il suo caso e quello di Vecino saranno riconsiderati alla fine perché sarà più chiaro lo scenario che vivrà la società, tecnico ed economico. Ci sono progetti con e senza Europa, possibilità di spesa diverse, paletti Figc e Uefa da rispettare anche sul monte ingaggi intrecciato al budget di mercato e i conti si faranno alla fine. Pedro guadagna 2 milioni, è uno degli aspetti da valutare e trattare. Ma è inestimabile il suo valore.