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Lazio, il limite delle false partenze: un difetto finora irrisolto

Due involuzioni per la squadra di mister Baroni: approcci sbagliati e mancanza di stabilità tattica

ROMA - Una bizzarra simmetria temporale condiziona il cammino della Lazio: 21 gol subiti nei primi 15 minuti dei due tempi. Dieci nel primo, 11 nel secondo, su un totale di 45 reti incassate in campionato. E’ il 46%, quasi la metà esatta. E’ una costante chiara, chiarissima. E’ un difetto che Baroni non è riuscito a eliminare. La Lazio continua a farsi fregare a partita iniziata e dopo l’intervallo. «Io sono feroce nelle analisi. È la natura di questa squadra, non abbiamo solidità per il modo in cui giochiamo. Abbiamo cose positive e delle lacune che dobbiamo eliminare», l’analisi del tecnico a caldo dopo il Parma. Quando si verificano questi scompensi ci sono sempre tante ragioni, le cause sono sempre tante cose insieme. E’ stato lo stesso Baroni ad ammettere che col Parma all’inizio c’era «tensione», che nell’intervallo ha visto i giocatori «ansiosi», che è mancata «lucidità nelle rifiniture e velocità». Al netto dello squilibrio tattico, che in occasione del primo gol di lunedì andrebbe valutato anche come imbambolamento generale e inaccettabile, il mistero degli approcci sbagliati resta. Lunedì serviva una Lazio padrona del campo e della situazione, invece si è fatta infilzare allo spiedo al primo assalto e lo stesso è avvenuto nella ripresa. Baroni ha controbattuto ricordando che la sua squadra ha il terzo attacco del campionato dopo Inter e Atalanta, sono 57 i gol fatti, ma le segnano anche troppo e in troppi. Il modo pessimo di presentarsi in campo col Parma e di ripresentarsi dopo il 45’ restano casi da indagare per evitare che si ripropongano nelle ultime 4 partite.

Lazio, lo spunto

Pedro, sempre dopo il Parma, ha convinto più di Baroni nel centrare i punti dell’analisi riferita al cambio di slancio e fervore riscontrabile tra la Lazio del 2024 e la Lazio del 2025: «All’inizio sembrava che la squadra fosse più aggressiva e compatta, soprattutto nel modo di recuperare il pallone, da gennaio abbiamo un po’ lasciato questi aspetti». Detto questo forse detto tutto o quasi tutto. Un’immagine che illustra meglio i limiti riscontrati negli ultimi mesi soprattutto all’Olimpico, dove si è vinto solo una volta nelle ultime dieci partite di campionato e solo contro il Monza. In casa restano le gare con Juve, dopo Empoli, e Lecce, dopo l’Inter a San Siro.

Lazio, gli scenari

In questo groviglio di incroci che propone il calendario non è più possibile sbagliare se si vuole tentare l’aggancio al quarto posto, altri crolli sarebbero irrimediabili. «Non molliamo mai», è il motto di casata cui si aggrappa Baroni. L’ha intonato più volte lunedì, lo ripeterà fino alla noia alla squadra. La prima parte di stagione è stata una veloce e premiata ricostruzione, la seconda è stata una lenta caduta che ha avuto picchi d’accelerazione. Arrivati a fine corsa conta solo dare tutto per cercare di chiudere al massimo, poi sarà tempo delle «analisi feroci» preannunciate da Baroni due giorni fa. Forse un modo qualunque di programmare i bilanci finali o forse ha fatto capire di tenere alcune analisi feroci in sospeso da tempo.

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