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Lazio, racconto di una giornata storica: Lotito e Cragnotti, che emozione!

La rievocazione del 14 maggio 2000 e per la prima volta dopo 22 anni l’ex presidente è tornato in visita al centro sportivo della società: i dettagli 

È stato bello perché giusto, pieno di emozione a venticinque anni dallo scudetto, e davanti si sono ritrovati due uomini capaci di portare avanti la Lazio, in epoche e con modalità diverse, senza tradire un principio spesso trascurato: tutti e due erano e sono espressione della città, non di un fondo straniero. Sergio Cragnotti è il presidente che ha vinto più di tutti, salendo sul tetto d’Italia e d’Europa, altrimenti Sir Alex Ferguson non l’avrebbe definita la squadra più forte del mondo dopo la finale persa dallo United a Montecarlo. Claudio Lotito è il presidente che ha evitato il fallimento nel 2004 e ha attraversato sotto scorta ventuno anni di contestazioni, vincendo sei trofei (3 Coppe Italia e 3 Supercoppe italiane), salendo tre volte in Champions e iscrivendosi molto più spesso all’Europa League senza mettere a rischio il bilancio. «Tra un anno e mezzo finiremo di pagare i debiti pregressi all’Erario» ha ricordato nell’unico passaggio riferito al passato. Questa volta, e lo consideriamo un grande merito, non ha snocciolato i soliti numeri (veritieri, incontestabili) del deficit ereditato da Capitalia e ripianato attraverso un duro lavoro di risanamento. 

Lazio, Cragnotti in visita a Formello 

A mezzogiorno, forse per la prima volta, abbiamo visto un uomo profondamente contento, felice di essere seduto accanto al predecessore più coccolato dai tifosi della Lazio, orgoglioso per avergli fatto visitare il centro sportivo di Formello (un vero gioiello), dove non metteva piede da ventidue anni. Un po’ come succede quando fai vedere la casa nuova ai genitori. Sergio Cragnotti gli ha reso omaggio: «Complimenti a Lotito per quanto ho visto a Formello, ha portato il centro sportivo a uno standing di livello internazionale». Lotito, che nell’area circostante ha già avviato i lavori per realizzare nuovi campi dedicati al vivaio, lo ha abbellito rispettandone l’architettura. L’ex patron, accompagnato dal figlio Massimo, è arrivato alle 10. Dagli uffici al garage in cui è parcheggiato il pullman sino allo stadio Fersini passando per gli studi medici del Lazio Lab, il barbiere e gli spogliatoi. Cragnotti si è affacciato a salutare la squadra con Lotito. Di lì a pochi minuti sarebbe iniziato l’allenamento. Non ha incrociato Baroni. Zaccagni, il capitano, era invece in sala stampa quando è stato presentato il libro “Diluvio e Delirio, lo scudetto più incredibile di sempre”, scritto da Manuele Baiocchini e Valerio Spina e dedicato al sorpasso realizzato dalla Lazio il 14 maggio Duemila.

Il racconto di Cragnotti  

Cragnotti ha ricordato il suo percorso. «Vivevo in Brasile e mi ero appassionato al Palmeiras e al Corinthians. Venni chiamato per soccorrere la Lazio, sapevo che qui si poteva trasportare la stessa passione e dovevamo uscire dal provincialismo del calcio romano. Riuscimmo a spezzare l’egemonia di Juve, Inter e Milan, spingendo la stessa Roma a seguirci. Volevamo vivere una nuova era. Ci riuscimmo perché nello spogliatoio avevamo uomini veri. Non è casuale che Inzaghi, Simeone e altri abbiano poi avuto grande successo in carriera. Lotito lo sa. Si assumono grandi responsabilità da presidenti. Per vincere servono grandi sacrifici, ma vincere è un segno. Gli auguro il meglio. Quello che ha realizzato qui è un segno di maturità e di espressione societaria per quanto la Lazio vuole rappresentare in Italia e all’estero». 

Le ambizioni di Lotito alla Lazio  

Lotito, senza strabordare, ha toccato gli elementi essenziali. «Non esiste un futuro senza un passato. Oggi sono qui perché prima di me ci sono stati lui e altri presidenti, ho grande rispetto per Sergio Cragnotti e per quanto ha fatto, epoche differenti, oggi ci sono regole diverse. Ho l’obbligo di preservare e tramandare i valori del club». Il futuro è uno stimolo. «Voglio costruire una casa sul cemento armato, non sulla sabbia. Quanti club sono spariti? Sarebbe stato più facile passare attraverso il fallimento. Spero che mio figlio abbia la forza per portare avanti il progetto. Al successo si arriva con le idee e con i meriti. Ho vinto qualche coppa, non lo scudetto, ma non desisto» . 

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