Quando, su invito di Berlusconi, prese la Lazio tecnicamente fallita, Claudio Lotito aveva 47 anni e la salvò. Oggi ne ha 68 e il 19 luglio festeggerà - si fa per dire - i 21 anni di presidenza; per i tifosi, un “lungo sequestro di passione”.
Ho da tempo l’impressione che il Nostro si alimenti di contestazione e impopolarità: in effetti è uscito sempre bene dalle situazioni più antipatiche.
Breve riepilogo, vado a braccio. Marzo 2007, Chinaglia tenta la scalata alla società e Lotito finisce sotto scorta. Dissoltosi Giorgione, a fine stagione la Lazio arriva terza e conquista il posto Champions. Tre anni dopo la squadra è a un passo dalla B, Ballardini viene esonerato, Reja la salva e si apre il ciclo Klose.
La manifestazione “Libera la Lazio” è del 2014, 45mila all’Olimpico per la partita col Sassuolo: Reja e Bollini in panchina dopo l’esonero di Petkovic. La Lazio chiude al nono posto, a -29 dalla Roma; 2014/15, ecco Pioli: terza e preliminari di Champions.
Luglio 2016, altra mega protesta dopo il rifiuto del “Loco” Bielsa (11 tessere vendute il primo giorno della campagna abbonamenti). Ma è l’inizio del ciclo Inzaghi.
L’anno scorso, decine di cartelli contro Lotito che ha scelto Baroni: Marco porta a casa 65 punti e viene eliminato in Europa League da un pessimo arbitraggio e tanta sfiga.
Lotito è una sorta di araba fenice: risorge continuamente dai sogni altrui inceneriti. L’impressione è che questa volta l’impresa sia più complicata che in passato. Ma la società non si dichiara “preoccupata”.
I numeri sono pessimi, per la prima volta nei tifosi la rassegnazione e lo stordimento prevalgono sull’incazzatura. Nel frattempo ha aperto la campagna abbonamenti.
Lotito ama ripetere di non vendere sogni ma solide realtà. Tuttavia, come direbbe il laziale, niente accade se non è preceduto da un sogno.