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Lazio, i 12 giorni di Sarri per reinventare la squadra

Lunedì scatta la preparazione a Formello: dal modulo alla conoscenza dei giocatori, è tempo di valutazioni

Un ritiro mai visto a Formello, appena dodici giorni e non tre settimane di lavoro in montagna, come avrebbe preferito Sarri. È quasi uno stage oppure andrebbero definite primarie, perché il breve periodo di preparazione servirà al tecnico, riprendendo in mano la Lazio, di conoscere i giocatori acquistati sotto la gestione Baroni, verificarne l’adattabilità al suo modulo di riferimento (4-3-3), studiare eventuali e possibili soluzioni. Qualcosa dovrà inventarsi e non si pongono limiti alla fantasia. Di sicuro partirà dalle certezze e dalla necessità di ripristinare una fase difensiva degna della Lazio, bucata 49 volte nell’ultimo campionato. Troppe per ambire alla Champions o all’Europa League.

Le incognite della Lazio

Niente acquisti e tagliare il tagliabile, se possibile senza sacrificare o indebolire la squadra, tenendo le pedine funzionali. Il gruppo è da sfoltire, ecco perché Sarri ha preso tempo e sfrutterà le prossime due settimane per capire come rimodellare o reinventare la Lazio. Le scelte sono previste a fine luglio o subito dopo il rientro dalla mini-tournée in Turchia. Le amichevoli con Fenerbahce e Galatasaray dovranno dare risposte definitive. Il lavoro comincerà da una conoscenza approfondita di giocatori che ha visto solo da lontano. Nuno Tavares è una forza della natura quando attacca, ma è vulnerabile dietro e poco ordinato. Mau proverà a inquadrarlo al netto dei frequenti guai muscolari. L’adattabilità alla fase difensiva del portoghese può fare la differenza. Otto assist nel passato campionato, tutti concentrati nel girone d’andata, colmando il gap di creatività provocato dall’addio di Luis Alberto. Ecco il secondo punto da affrontare. Sarri cerca una mezzala di inserimento e di qualità. È curioso di conoscere Dele-Bashiru, gliene hanno parlato bene, proverà a valorizzarlo. Il nigeriano sprigiona forza fisica, non è un uomo da ultimo passaggio, ma sa proiettarsi in attacco e garantisce qualche gol. Vecino rappresenta l’usato sicuro, ma dal tecnico è stato utilizzato due anni fa come vertice basso del centrocampo. Vedremo se Cataldi, che ha piede e buon tiro, può reinventarsi mezzala di qualità, ma proprio Sarri lo aveva imposto in regìa ai tempi di Leiva. Rovella lo aveva impostato da playmaker e in quella posizione apprezzerà di sicuro l’immediatezza di Belahyane. Un centrocampista andrà provato da interno e possibile doppione di Guendouzi o della mezzala sinistra (oggi Vecino e Dele-Bashiru).

La questione attacco: Noslin al centro delle valutazioni

Nell’agenda di Sarri si possono nascondere ulteriori e appassionanti sfida. Prima di valutarne la cessione, andrebbe studiato il ruolo e compresa la prospettiva di Noslin, a cui forse mancano personalità e convinzione, non certo le qualità tecniche e l’accelerazione. È un esterno o un centravanti? Può agire da trequartista o addirittura da incursore? L’olandese dovrà conquistare Mau altrimenti la sua avventura alla Lazio si potrebbe persino chiudere in anticipo. Non va esclusa la permanenza di Cancellieri. Il tecnico vuole sulla fascia destra un’ala di piede sinistro. Isaksen partirà titolare. L’ex Verona, dopo i prestiti con Empoli e Parma, rientra più maturo, con due anni di rodaggio in Serie A, e cercherà di imporsi nel suo vero ruolo. Nel 2022 l’etichetta fasulla di vice Immobile contribuì non poco a complicarne l’impatto a Formello. In attacco partirà il ballottaggio tra Dia, più cattivo sotto porta, e Castellanos, bello da vedere ma non troppo concreto. Il ritiro servirà a Mau anche per valutare Gigot, capire se Patric può essere recuperato in pieno dopo l’intervento alla caviglia destra, se Provstgaard reggerà o meno in futuro il livello della Lazio, se Provedel ha ritrovato la convinzione e la serenità per tornare a essere il portiere imbattibile o quasi che conosceva. La difesa prima di ogni altro ragionamento. 

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