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Lecce, la promessa di Krstovic: "Un giorno ti porterò in Europa"

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Intervista esclusiva con il bomber dei salentini: "Se restiamo tutti, in 2 o 3 anni possiamo sognare in grande"

S i è preso l’amore dei leccesi con il nome del santo più famoso di Bari, ed è già una rivoluzione. Per i miracoli, invece, basterebbe aggrapparsi con forza e fede al suo cognome che sa di divino: Nikola Krstovic, anni 23, sogna per sé stesso la carriera dell’idolo Benzema, «un nove con i piedi da dieci», mentre per la sua squadra prevede «un grande futuro... e un futuro da grande». Quest’ultimo progetto dipenderà dal modo in cui l’ambizioso Lecce di Sticchi Damiani saprà alimentare le legittime aspirazioni della piazza, mentre sull’evoluzione tecnica del montenegrino sta già lavorando D’Aversa; che in pochi mesi ha trasformato il talento grezzo scoperto da Corvino nel regista offensivo della squadra, senza intaccare la sua vorace fame di gol. Incontriamo Krstovic in un sabato non banale: è appena passata la notte da batticuore che ha permesso ai salentini di battere in rimonta la Fiorentina con due gol nel recupero. Nikola è felice, ma digrigna i denti dietro ogni sorriso.

Dica la verità, anche lei voleva segnare.

«Un palo e un’occasione fallita, che peccato».

Avete vinto una partita pazza, e storica.

«Che bello! Vogliamo vedere felice la nostra gente, questo conta più di ogni altra cosa. Io mi prendo il merito di averci creduto più di tutti sul 2-2».

Dallo stadio si è visto tutto. Mentre i suoi compagni esultavano per il gol di Piccoli lei ha raccolto il pallone e l’ha riportato a centrocampo. Poi ha gridato «C’mon, c’mon!».

«Non volevo pareggiare, la Fiorentina era sulle gambe e dovevamo insistere. Abbiamo vinto con una motivazione feroce. E ci siamo ribellati a un destino scritto».

Krstovic, cos’è per lei il gol?

«Ossigeno, aria pulita, qualcosa che mi rende l’uomo più felice del mondo in una frazione di secondo quando segno e l’uomo più triste per una settimana quando non segno. Senza gol sto male».

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