MILANO - Più che il ko contro il Napoli, a far preoccupare la dirigenza è stata la prestazione. Le facce di Han Li, Fassone e Mirabelli sabato notte erano eloquenti e la rete di Romagnoli in pieno recupero non ha addolcito la pillola. Anzi. Se in via Aldo Rossi c’era la speranza/convinzione di aver messo un punto alla crisi grazie alle vittorie in trasferta  contro Chievo e Sassuolo (pur intervallate dal ko con la Juve), la sconfitta di Napoli ha riportato tutti... sulla terra. E soprattutto ha fatto allungare nuove ombre sulla panchina di Vincenzo Montella al quale potrebbe essere fatale una sconfitta (o magari anche un pareggio) domenica contro il Torino.

TROPPI CAMBI - Gli uomini di Sarri, come sottolineato dal tecnico rossonero, hanno conquistato 100 punti negli ultimi 39 match di Serie A. L’avversaria, dunque, non era facile anche perché in campionato al San Paolo quest’anno solo l’Inter ha evitato la sconfitta. L’atteggiamento del Milan però è piaciuto meno del risultato e chiaramente ha riportato sul banco degli imputati l’allenatore e le sue scelte (Borini terzino, Locatelli incursore, Bonaventura largo a sinistra, Rodriguez in panchina). Cambi di modulo, di uomini e una manovra offensiva poco incisiva, a tratti irriconoscibile: la rosa è stata rivoluzionata rispetto alla scorsa stagione grazie a una spesa di 230 milioni sul mercato e l’allenatore necessita di tempo per lavorare, ma non avere un assetto definitivo, né in termini di schema tattico né in termini di interpreti, porta instabilità e insicurezza. Se Sarri e Spalletti insistono quasi sempre sugli stessi uomini un motivo ci sarà. Il Milan no. Risultato? Dalla metà campo in su manca identità e in classifica questa lacuna è evidente.

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