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Galliani: "Rischio D per il Milan? Non abbiamo venduto a Elliott"

L'ex ad rossonero commenta il botta e risposta tra Berlusconi e Gazidis: "Noi abbiamo ceduto il club a Li, poi lui si è fatto prestare i soldi. Altrimenti...". E sullo stadio: "Non capisco tutte queste lacrime"

ROMA - "La risposta di Berlusconi a Gazidis? Credo derivi dal fatto che noi abbiamo venduto a un altro soggetto, non a Elliott". Adriano Galliani, amministratore delegato del Monza, prova a commentare così, ai microfoni di "Radio Anch'io Sport" su RadioUno, l'uscita forte dell'ex patron rossonero a proposito del "rischio serie D" di cui aveva parlato l'attuale amministratore delegato. "Ho rispetto per il gruppo Elliott che però non ha mai comprato il Milan - spiega Galliani - Noi lo abbiamo venduto a Yonghong Li che per saldare la quota che doveva si è fatto prestare i soldi da Elliott, che a sua volta ha avuto il Milan in garanzia. Se Elliott non avesse prestato quei soldi, noi ci saremmo tenuti la caparra e avremmo iscritto il Milan in campionato e in Europa League per la stagione 2017-18". Galliani assicura che "l'amore per il Milan è intatto, per motivazioni di carattere economico abbiamo valutato fosse necessario cedere il Milan e a malincuore e con grande dispiacere siamo stati costretti a farlo. Le ricette sono sempre difficili da dare ma ho fiducia in questo management e spero che possa riportare il Milan stabilmente in Champions". Fiducia anche in Pioli: "L'uomo giusto per il Milan? Essendo ancora tifoso mi auguro e spero di sì, è un tecnico che stimo come stimo Giampaolo". 

Il nuovo stadio

"Non capisco tutte queste lacrime quando si può avere uno stadio nuovo, fantastico, meraviglioso a 100 metri dal vecchio", continua Galliani. "È uno stadio che non può essere ristrutturato e avendo due squadre che ci giocano una ristrutturazione le porterebbe via da Milano per anniUn San Siro a 50 metri da quello attuale sarebbe un San Siro 4, visto che lo stadio è nato nel 1926, il secondo anello è stato fatto nel 1957 e il terzo nel 1990". Poi una battuta sulla possibile Superlega: "Un modello in Europa senza retrocessioni e promozioni non potrebbe funzionare".

L'avventura a Monza

"La colpa è mia, sono nato a Monza, ne sono stato proprietario in passato e sono tornato alle mie origini. La cosa che mi rende più orgoglioso è aver inoculato il virus della passione per il Monza a Silvio Berlusconi". Galliani è soddisfatto del rendimento della sua nuova squadra, in testa al girone A di Serie C: "Il vento è in poppa da nove giornate ma ne mancano 29, c'è un solo posto per andare direttamente in B e arrivare primi non è mai facile. Chi metterei in squadra del mio Milan? Van Basten, Franco Baresi e Paolo Maldini e come italiano di passaporto Ricardo Kaka". Giocatori che risponderebbero anche ai requisiti posti come paletti da Berlusconi, che per il suo Monza ha chiesto ragazzi italiani e senza tatuaggi. "Qualche tatuaggio i ragazzi ce li hanno tutti - confessa Galliani - Ma abbiamo solo italiani, moltissimi della nostra regione. Stiamo facendo un lavoro molto importante sul territorio, stiamo affiliando molte società della nostra provincia. Stiamo facendo qualcosa che mi appassiona molto".

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