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Ibra scatenato: "Io, il bodyguard del Milan. La battuta sul boss? Dipende con chi scherzi...". Poi parla della fine carriera

Intervista a tutto campo a GQ del dirigente dei rossoneri che ha parlato a fondo del suo passaggio dal campo alla scrivania: cosa ha detto

Zlatan Ibrahimovic è stato protagonista di una lunga intervista a GQ. L'ex attaccante dei rossoneri, attuale Senior Advisor della Proprietà e Senior Management del Milan, ha parlato a fondo del ruolo da dirigente che ha scelto di accettare dopo la fine della sua carriera da giocatore: «Sono il bodyguard: se devono sparare a qualcuno, che sparino a me. Io voglio proteggere squadra e società. Non mi fa paura, perché io sparo due volte indietro. Quindi posso essere io il bersaglio (...). Per 25 anni da calciatore mi hanno attaccato ogni giorno. Perché? Perché ero il migliore. Che parlino bene o male, se parlano di te significa che sei in cima al mondo. E qui è uguale: tutti parlano sempre del Milan. Perché? Perché siamo i più grandi».

"Io boss del Milan? Una battuta di quelle classiche, da Ibra"

Ibrahimovic ha poi chiarito il messaggio che voleva trasmettere quando, all'inizio della sua nuova avventura fuori dal campo, dichiarò di essere "il boss" del Milan«Ho fatto una battuta, una di quelle classiche, da Ibra, no? Ma dipende sempre da con chi scherzi. Lì c’erano ex giocatori, quindi ho detto: “Io sono il boss, e tutti lavorano per me”. La prima volta l’ho detto in un’intervista in inglese, ma aggiungendo che era una battuta. Perché poi ho anche chiarito il mio ruolo di advisor, rappresentante della proprietà, tutto il resto. Ma ovviamente, quando ero giocatore, una battuta così veniva presa in un certo modo. Ora? Ognuno la interpreta come vuole».

Ibrahimovic e la vita da dirigente del Milan: "Gioco di squadra importante come in campo"

Ibrahimovic si è a lungo soffermato sull'inizio del suo nuovo percorso professionale: «Come in campo, anche qui il gioco di squadra è la cosa più importante di tutte. È quello che ho detto a Gerry Cardinale quando ho accettato di lavorare con lui. Gli ho detto chiaramente: “Non è più un one-man show. Non vengo qui per salvare nessuno. Se pensi che sia così, lasciamo perdere subito. Io non sono qui per salvare la situazione. Sono qui per imparare dagli altri e aiutarli a dare il meglio. Imparare. Aiutare. Teamwork”»

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