Scoprire il 23 di aprile dell’anno di nessuna grazia calcistica 2025 di avere una squadra di “lazzaroni” è l’agrodolce regalo fatto dal Milan alla critica e alla sua tifoseria, regalo consistito nella conquista della finale di Coppa Italia dopo il 3 a 0 sull’Inter, terzo derby sui 5 complessivi segnato dal pieno successo sui campioni d’Italia in carica. Dall’etimologia di lazzarone si capisce chiaramente («persona dominata da indisponente pigrizia») il riferimento alla stagione milanista scandita da qualche alto (derby, Supercoppa d’Italia, Madrid) e molti bassi (mancata qualificazione in Champions tra i primi otto e nei playoff contro il Feyenoord) fino a precipitare all’attuale nono posto della classifica di Serie A. Eppure, ed è questa l’analisi condivisa da molti addetti ai lavori (a cominciare da Antonio Conte), la cifra tecnica della rosa milanista è in perfetta traiettoria con le migliori espressioni, segno che il valore tecnico della rosa non corrisponde esattamente ai risultati collezionati. Ha spiegato mercoledì notte Sergio Conceiçao: «Se avessero avuto l’umiltà mostrata nella semifinale non dico che sarebbe stata una passeggiata ma di sicuro avremmo fatto qualcosa di molto diverso». Basterebbe un solo dato statistico a conforto della tesi: il Milan ha sbagliato 4 rigori (2 a Firenze, 1 a Torino, l’altro a Napoli) che avrebbero portato 5 punti in più degli attuali modesti 51.
Il Milan e le rivoluzioni pericolose
Ne è convinto in particolare il tecnico portoghese dunque che si considera, in privato, danneggiato in più di una circostanza (Zagabria, Rotterdam, Atalanta) da una striscia di errori individuali piuttosto che da un deficit di identità di gioco, critica espressa più volte in coincidenza con risultati deludenti. Ecco perché è cosa buona e giusta che da qui alle prossime settimane, quando sarà finalmente scelto il ds (a proposito: il casting è diventato qualcosa di poco divertente se sono veri i ripetuti incontri di questi giorni; ndr), si possa fare un esame razionale e decidere quali mirate correzioni debbano essere garantite alla rosa attuale per ripartire dalla prossima estate. Già perché le rivoluzioni, in casi come quelli del Milan attuale o del Napoli della scorsa stagione (si classificò decimo), sono inutili e forse anche controproducenti. Serve un indirizzo chiaro oltre che la scelta di un allenatore compatibile con le caratteristiche del gruppo rossonero nel quale emergono talenti di indiscutibile valore, Reijnders, Leao, lo stesso Jovic reduce da una dolorosa pubalgia, Fofana. A giudicare dal post di Theo Hernandez e dall’adesione di Leao («l’ho visto rincorrere fino alla fine gli avversari» la recensione di Capello) al servizio dell’allenatore connazionale, sono tutti segnali da non ignorare. È possibile cioè che una conclusione diversa della stagione, restando in Europa dalla porta di servizio della Coppa Italia, possa addirittura cancellare le incomprensioni recuperando alla causa anche gli esponenti oggi considerati lontani dal rinnovo contrattuale.