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La strana storia del ds del Milan: forse si aspetta un dirigente impegnato

Paratici è saltato, Tare è libero ma forse il club aspetta un'altra figura. Le urgenze: il tecnico e i rinnovi di Theo e Maignan

Quel briciolo di entusiasmo che si registra dalle parti di Milanello si può capire. Dopo tante settimane vissute sotto la pioggia di critiche severe, sconfitte e appuntamenti mancati, appena spunta un raggio di sole è capace riscaldare il cuore dei tifosi più genuini. Persino Sergio Conceiçao ha fatto i conti con questo clima accolto, per la prima volta forse, all’uscita dal centro sportivo dai cori dei sostenitori. Così si capisce meglio l’importanza della corsa alla Coppa Italia di mercoledì 14 maggio che può significare tanti sviluppi in una serata sola: 1) accedere direttamente all’Europa League altrimenti irraggiungibile classifica alla mano; 2) conquistare la coccarda da mettere sulla maglia; 3) sottrarsi al complicato esame dei preliminari della prossima Coppa Italia. Per tutti questi motivi, il tempismo nella scelta del ds può risultare decisivo per preparare i piani della futura stagione. Da qualche giorno, in proposito circola una battuta sul tema («è probabile che arrivi prima la decisione del Conclave sull’elezione del prossimo Papa che il nuovo ds rossonero») che dà conto della singolare strategia adottata da Giorgio Furlani. La selezione è partita ormai da più di un mese e si è fermata prima a Paratici -con le complicazioni di cui il Corriere dello Sport ha dato notizia - e poi ha preso in esame un altro paio di candidature tra cui Igli Tare, un tempo alla Lazio con Lotito, e Tony D’amico, un passato al Verona prima di trasferirsi all’Atalanta.

Milan, la strategia

È vero: non c’è stato nelle ultime ore nessun nuovo incontro tra Furlani e Tare. Il Milan si sa, sull’argomento, attua una politica nell’informazione tutta particolare: non comunica e basta. E questo avviene puntualmente specie in materia di calciomercato dove può avere una qualche ragionevolezza. Ma nel caso di specie ci sono altre esigenze da soddisfare. Il Milan di Conceiçao ha un solo obiettivo da centrare, fissato a metà maggio. In campionato può solo dimostrare d’aver molto peccato in passato scivolando nella nona posizione tra alti e bassi e una verifica puntuale in tal senso arriverà proprio a Venezia all’ora di pranzo di domenica. È questo allora il tempo nel quale un nuovo ds deve cominciare a lavorare. Intanto deve entrare nel meccanismo particolare del management rossonero che è uso a fare scelte condivise con tutti gli altri dirigenti, governance orizzontale, l’ad Furlani appunto, Ibra e Moncada che tornerebbe a occuparsi del settore nel quale ha reso meglio (scouting) piuttosto che a costruire una squadra. Poi deve sciogliere un paio di nodi decisivi come i rinnovi dei contratti di Maignan e Theo Hernandez. A proposito di quest’ultimo, proprio Moncada ha ripetuto la sera del derby di Coppa Italia: «Non siamo così lontani, stiamo lavorando». Forse è il caso di coinvolgere anche il prossimo ds in questa trattativa. Che deve rispondere poi a un quesito fondamentale: se Theo è quello delle ultime sfide, beh non c’è discussione sulla convenienza del rinnovo. Se invece fosse quello dei primi mesi della stagione, allora la valutazione sarebbe diversa. E chi, se non il prossimo allenatore, può sciogliere questo interrogativo? Ultima riflessione sul tema ds. Se Tare, libero e in grado di trasferirsi… ieri a Milano, non è ancora sotto contratto dopo un paio di colloqui, la spiegazione è una e una soltanto: stanno aspettando che si liberi uno che è attualmente impegnato. E ancora: per aspettare il principe azzurro non si rischia di perdere qualche treno?

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