«In dieci anni al Milan non ci hanno mai contestato in questa maniera e qualche stagione così e così l’avevamo fatta...». Parola di Alessandro Nesta, uno che la maglia rossonera l’ha indossata per ben 326 volte sparse tra dieci stagioni. La contestazione dei tifosi del Milan di sabato è stata tra le più eclatanti che si ricordino in epoca moderna: quasi cinquemila persone in piazza Gino Valle davanti all’ingresso degli uffici societari, un corteo di un’ora lungo la zona ovest della città fino alle porte dello stadio, al cui interno si è poi sviluppata una coreografia umana accompagnata da cori e striscioni dritti al punto. Se sarà anche efficace, solo il tempo lo dirà. Ma, intanto, l’impatto è stato forte.
Nel mondo
Talmente forte che le immagini della protesta sono andati ben oltre i confini nazionali. Il New York Times, tra le pagine web del suo The Athletic, ha pubblicato la foto del “Go home” degli ultras rossoneri in copertina spiegando la «clamorosa protesta dei tifosi contro la proprietà RedBird». Reuters, nota agenzia di stampa britannica, ha così sentenziato: «L’inutile vittoria del Milan sul Monza oscurata dalle proteste dei tifosi». Dello stesso avviso è stato Espn, emittente televisiva statunitense: «Milan-Monza è stata offuscata dalle proteste dei tifosi contro la proprietà e la dirigenza del club, sia prima che durante la partita».
L'immagine negli Usa
Al di là del bacino di utenza mondiale dei media sopracitati, fa ancor più rumore la loro geolocalizzazione: due, Ny Times e Espn, sono canali d’informazione di matrice Usa, mentre Reuters, pur nascendo in Gran Bretagna, è di proprietà canadese e ha una forte influenza sull’area americana. E il board rossonero, sia quello di proprietà Elliott che quello attuale con RedBird azionista di maggioranza, tiene particolarmente alla immagine che del Milan si ha negli Stati Uniti. In sostanza: la protesta dei milanisti ha colpito - metaforicamente parlando, s’intende - dove fa più male.
Gli errori
Il management rossonero ha recepito i messaggi inviati dai tifosi. La contestazione, roboante nelle sue esplicitazioni e diretta nei suoi destinatari, è stata più che legittimata dal fallimento della stagione sportiva. In una sola parola: è stata meritata. Gli errori ci sono stati e sono stati tantissimi: dalle sessioni di mercato da due anni a questa parte alla scelta degli uomini a cui affidare la guida del club, passando per tutta una serie di ambiti in mezzo anch’essi toccati in negativo dall’attuale gestione. Il primo lunedì della nuova stagione, però, arriva puntuale. E con esso i nuovi propositi.
Lo spirito
Imparare dagli errori per non commetterne più, o quantomeno limitarne la costanza e l’effetto. Trovare la forza nelle delusioni dell’annata per ripartire con maggiore energia. È questo lo spirito che aleggia tra le scrivanie di via Aldo Rossi. Poi - è chiaro - sono i fatti che devono parlare. Il primo sarà ufficializzato a breve: stop al gruppo di lavoro, alle responsabilità delegate su più teste senza che vi sia un pensiero comune, per far spazio a un uomo di calcio, esperto, di formazione italiana. Nelle prossime ore, sarà ufficializzato Igli Tare come nuovo direttore sportivo. Si metterà subito all’opera per il nuovo allenatore.