“Al Milan si deve vincere. Ho le idee chiare del progetto”. Lo ha detto ieri il nuovo diesse rossonero, Igli Tare, e almeno fino a questo momento è stato di parola. Quarantotto ore, infatti, gli sono bastate per risolvere la questione dell’allenatore, una priorità per il club. Due giorni nei quali è stato capace di convincere Massimiliano Allegri a firmare, ma soprattutto a tornare in quella che già era stata la sua casa con tanto di Scudetto vinto nel 2011. Sulla firma del tecnico livornese c’è dunque lo zampino di Tare, rapido nel chiudere l’operazione nel momento in cui si è reso conto che le alternative non sarebbero state soluzioni perseguibili. Adesso, però, dovrà dare a Max la squadra promessa, perché il tecnico avrà potere decisionale anche sul mercato che farà a braccetto con il diesse.
Tare, il ritorno
In attesa di costruire il Milan del futuro, Tare si è presentato così: dando una scossa a un ambiente in aperta polemica con squadra e società dopo l’anno appena vissuto. La Supercoppa vinta a gennaio, peraltro contro l’Inter, non basta a salvare una stagione che aveva altre mire. Anche per questo la proprietà rossonera ha deciso di ripartire dal diesse albanese che, dopo l’addio alla Lazio, non ha avuto fretta di tornare in pista come molti suoi colleghi. Ha aspettato, prendendosi il tempo necessario per riflettere su quello che pensava potesse essere il progetto migliore, individuandolo nel Milan. Torna così nel grande calcio e lo fa dalla porta principale con un curriculum che parla per lui, fatto di luci (tante) e ombre (poche). Sicuramente un carattere non semplice che lo ha portato anche ad avere alcune frizioni, come quelle con Maurizio Sarri ai tempi della Lazio. Diretto, spigoloso, a tratti simile a un sergente: non teme il confronto e neanche lo scontro, nel suo periodo nella Capitale (oltre 15 anni) ha imparato a rapportarsi anche con presidenti come Claudio Lotito senza però diventare uno “yes man”. E da qui ripartirà il Milan.
Tare, i colpi che lo hanno reso famoso
Nei suoi anni alla Lazio sono stati tantissimi i giocatori acquistati per poi essere rivenduti a peso d’oro facendo la fortuna delle casse biancocelesti. Da Felipe Anderson a Candreva, passando per gente come de Vrij, Luis Alberto, Ciro Immobile e Sergej Milinkovic-Savic. Sono solo alcuni dei ‘talenti’ scoperti e portati a Formello. Senza contare i parametri zero: su tutti Miroslav Klose e Pedro. Intuizioni che hanno portato la Lazio a crescere sotto la sua gestione nella quale spicca anche la promozione di Simone Inzaghi dalle giovanili ad allenatore della prima squadra. E anche per questo è stato preso dal Milan, per rifondare una rosa con un già grande potenziale, rimasto però inesploso nell’ultima stagione. Per questo la scelta di puntare sul ritorno di Allegri, una mossa fatta anche per dare alla piazza quello che voleva. Un segnale che il Milan vuole tornare a essere tale.