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Date al Napoli uno stadio da Napoli

Il San Paolo è ormai un monumento al degrado. Sul futuro pesa il braccio di ferro club-Comune

NAPOLI - Cinquantasei anni ma sentirli tutti, da cima in fondo, in quella «carcassa» ch’è rimasta d’un San Paolo che ancora sembra uno stadio e che in realtà ha smesso d’esserlo da un bel po’. Cinquantasei anni e mostrarli, con la pioggia e con il sole, di giorno ma anche di notte, quando le ombre che s’allungano non riescono a nascondere le ferite, l’inadeguatezza d’un impianto «vecchio» ormai da un bel po’, l’imbarazzante cartolina esportata nelle sfide di un’Europa che pare lontana e quasi irraggiungibile.

IL ?DECLINO - Il 6 gennaio del 1959 pare l’inizio di una nuova era, e certo lo fu, ma il San Paolo è rimasto un tenero ricordo del passato, un ingiallito fotogramma della memoria in cui restano scolpiti gli 87.500 spettatori consentiti all’epoca, poi tagliati a 76.824 ed infine ridotti ai 60.240 attuali. Benvenuti nell’«inferno» di Fuorigrotta, tra pareti sgretolate, pannelli cigolanti ed un disagio che s’avverte a naso, a pelle, perché da quando il Napoli s’è messo a girare in lungo ed in largo in quel «Vecchio Continente» (che invece viaggia al passo con i tempi e continua ad aggiornarsi e migliorarsi: sono di ieri le foto del nuovo Stamford Bridge, tempio del Chelsea campione d’Inghilterra) il confronto con l’«Allianz Arena» di Monaco e però anche con il Liberty Stadium di Swansea ha moltiplicato l’imbarazzo.

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