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Diawara, il baby Touré è l'oro di Napoli

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A 19 anni ha preso le chiavi del centrocampo azzurro allo Stadium. È entrato con personalità a Istanbul. Si ispira Yaya. E cresce...

NAPOLI - E così la smetteremo di pensare che questo sia un Paese per vecchi: perché Amadou Diawara, che ha diciannove anni e tre mesi, ha scelto per chiunque, è sceso in campo, s’è preso il Napoli per mano e gli sono bastati (altri) quindici minuti - i dodici effettivi ed i tre di recupero - per spingere Sarri a mostrare tutto il suo compiaciuto stupore. «Io non capisco dove comincia la sua incoscienza e dove la sua personalità: uno che entra in campo in una gara di Champions e lo fa in quel modo...». E adesso, dopo Istanbul, ci si soffermerà per un bel po’ - magari sino a prova contraria - su questa onda verde che improvvisamente ha inondato Napoli, trascinata - e prepotentemente - da un predestinato: perché Delio Rossi, che nell’estate del 2015 se lo ritrovò al Bologna e sospettò fosse un profilo per il futuro, da allevare in «Primavera», alla prima di campionato, appena un mese e mezzo dopo, lo buttò nel mischione all’Olimpico, spaccando gli indugi in maniera netta.

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GIOIELLO - Diawara è uno degli investimenti mirati dell’ultima estate, una Idea di Cristiano Giuntoli e formalizzata dall’intervento di De Laurentiis che una sera, per sfuggire alla concorrenza della Roma e di un paio di club inglesi - l’Everton e l’Aston Villa - chiamò Fenucci e Bigon, ad e diesse del Bologna, e puntò forte: tredici milioni e mezzo di euro, più uno e mezzo di bonus, per prendere questo diciannovenne perfettamente in linea con il profilo societario, un mediano-play maker che sa fare tante cose, che ha prospettive, che da Rossi a Donadoni a Sarri viene ritenuto come un talento. Uno che s’è messo il 42 sulle spalle, perché Yaya Touré è il suo modello, potrebbe mai impaurirsi delle notti di Champions?

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