ROMA - In principio c’era un Napoli con Milik al centro dell’attacco. Poi è nato un altro Napoli, d’emergenza, senza Milik e con Mertens centravanti. Quel Napoli è diventato non solo stabile, ma efficacissimo. Infine è arrivato un Napoli a metà, un po’ (poco) di Milik e un po’ di Mertens. Questo “doppio” Napoli non va bene, non torna, non funziona. Sembra un paradosso, visto che prima non c’era scelta e ora sì, ma nei meccanismi e nella testa di una squadra si fatica a entrare. La riprova mercoledì sera: con Milik le difficoltà erano evidenti nella parte finale dell’azione, con Mertens ogni problema d’attacco si è risolto. Eppure il primo Napoli di Milik era una bellezza. In estate, Sarri aveva sostituito il più grande capocannoniere della Serie A di tutti i tempi con un ragazzo di 23 anni, bella promessa, anzi, un futuro certo, al quale era stato concesso un bonus di fiducia e di tempo per prendere il posto di Higuain. Quel bonus non è stato consumato, nemmeno intaccato, visto che Milik è entrato in un attimo nella nuova squadra e ha colpito subito: doppietta decisiva a Kiev in Champions, doppietta contro il Milan, doppietta contro il Bologna.
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Poi Milik si è fatto male e Sarri ha avuto l’idea giusta: Mertens centravanti. Il belga ci ha messo poco per trasformare l’emergenza in sicurezza, la precarietà in titolarità. Lo ha fatto a suon di gol, ma rendendo più rapido, più tecnico, più scintillante il palleggio finale della sua squadra.
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Il problema esiste adesso e si riproporrà nella prossima stagione se resteranno a Napoli tutt’e due i centravanti, quello vero che oggi soffre e quello inventato che oggi (e non solo oggi) vola. A meno che Sarri non pensi a un modulo nuovo, a due ali (Callejon e Insigne) e due centravanti (Milik e Mertens). Potrebbe diventare la nuova frontiera del Napoli. Da un inventore come l’ex allenatore dello Stia ci si può aspettare di tutto.
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