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Milik, intervista esclusiva: «Napoli, voglio tutto»

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L’attaccante polacco si confessa in esclusiva: dopo il brutto infortunio ha il desiderio di recuperare il tempo perduto. A suon di gol

ROMA - Arkadiusz Milik detto Arek è un uomo inseguito dal destino che, diciamo per un problema di coincidenze, ha fatto tardi all'appuntamento fatale. Una storiaccia: da dimenticare. Il suo ingresso nel giardino dell'Hotel Rosatti, la casa del Napoli a Dimaro, testimonia però perfettamente l'idea di questa strana rincorsa. Di un cerchio non ancora chiuso. La scena è pressappoco così: arriva dopo il pranzo, si accomoda su una sedia con le spalle dritte e canticchia dondolando: «Comm'è bella, comm'è bella?». Complimenti per la scelta canora: «A città 'e Pulecenella». Liberamente tratta dal film Scugnizzi di Nanni Loy: «Cos'è uno scugnizzo?». Uno come lei. Uno con una marcia in più: che non s'è mai arreso anche quando il mondo, il giorno prima ai suoi piedi, gli si è ribaltato contro franandogli addosso. Che carattere, Arek. Che piglio e che occhi infuocati. Proprio come il sinistro che da settembre a ottobre 2016, in 9 partite e 7 gol, permise al San Paolo di scacciare via lo spettro ingombrante di Gonzalo Higuain. Fino alla maledetta notte di Varsavia.

Stadio Narodowy, 8 ottobre 2016.
«Cos'è? Ho dimenticato».

Polonia-Danimarca: il giorno, la data del suo infortunio. Del crack del ginocchio sinistro.
«È stata dura, molto. Però è passata: sono diventato un uomo più forte e più intensi sono i rapporti con la mia famiglia, la mia compagna e gli amici. Esperienza».

Icona Reina: leader vero per il salto

E finalmente possiamo parlare di calcio. Quello vero.
«Sì, non vedo l'ora che cominci la stagione: ho già perso troppo tempo, voglio recuperare. Su tutti i fronti».

Parliamo chiaro: è Mertens o Milik il centravanti titolare?
«Non lo so, è Sarri a dover rispondere. E poi non è ancora il tempo delle scelte». [...]

Certo che per lei è sempre una sfida: ha dovuto cancellare Higuain e ora si ritrova gomito a gomito con un Mertens stratosferico. Dura la vita del centravanti. «Non volevo cancellare Higuain e non ho alcun pensiero nei confronti di Dries. Questa è un squadra vera, lavoriamo e giochiamo insieme per vincere».

Non sarebbe bello avere continuità e segnare a valanga? Magari vincere la classifica dei cannonieri.

«Come prima dell'infortunio? Sì, ma il calcio e la vita sono così. E comunque, ripeto: non è importante essere il cannoniere, ma un uomo di una squadra come questa».

Segnare il gol decisivo per lo scudetto è un sogno?

«Niente male. Però va bene anche se segna Dries. O Pepe Reina»

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